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La mia bottiglia per l'oceano, di Michel Bussi

 


Michel Bussi è un autore altalenante. Ho amato tantissimo alcuni suoi libri - in primis Ninfee nere e Quaderno rosso - e altri mi sono piaciuti molto meno. Li ho letti quasi tutti, alcuni tempo fa – Tempo assassino, Non lasciare la mia mano, La Follia Mazzarino – altri più recentemente, e li ho commentati qui: La doppia madre, Mai dimenticare, Usciti di SennaNulla ti cancella.  Questo si situa subito dopo i miei preferiti. Mi è piaciuto moltissimo: il meccanismo letterario geniale di Bussi, una trama complessa e che lascia fino alla fine col fiato sospeso, un'ambientazione curiosa e interessantissima (che è uno dei punti forti di tutti i libri di Bussi, anche di quelli meno riusciti).

In questo romanzo la vicenda si svolge a Hiva Oa, isola appartenente all'arcipelago delle Marchesi, nella Polinesia Francese, l'isola più remota del mondo, "spersa" nell'Oceano Pacifico, a seimila di chilometri dal continente più vicino. Qui vennero a vivere e morire, attratti dalla bellezza e dalla vita marchesiane, Paul Gauguin e Jacques Brel, entrambi sepolti al cimitero di Atuona, la città principale (la tomba di Gauguin è bellissima e particolarissima). Tantissime sono le curiosità legate a questo posto: nacque qui la parola "tatu" da cui deriva tatuaggio; i tatuaggi marchesiani sono i più utilizzati al mondo; Hiva Oa è l'isola dei tiki, statue artistico-spirituali rappresentanti i mana, ovvero i "talenti" di ciascuno: c'è il mana - e quindi il tiki - dell'arte, della conoscenza, della bontà, della morte... Gli stranieri vengono chiamati popa'a, le case tradizionali si chiamano faré. I francesi hanno sterminato la popolazione, vietato la religione e gli usi locali, instaurato le proprie regole... insomma, tutto nella norma delle colonizzazioni occidentali... Ci sono molti riferimenti a questo, con una poco sottile e poco velata denuncia da parte di Bussi...
Ti rendi conto? Dopo cent'anni di colonizzazione era sopravvissuto solo il 2% della popolazione ammassata nei rari villaggi in riva al mare. Qui lo consideriamo un genocidio! La civiltà marchesiana ha rischiato, molto semplicemente, di sparire... Tutto è cominciato con l'arrivo dei primi stranieri con il saccheggio sistematico dei due maggiori tesori delle Marchesi, le balene e il legno di sandalo, accompagnato dal massacro delle popolazioni locali. Poi si sono diffuse malattie fino ad allora sconosciute, tubercolosi, lebbra, vaiolo, sifilide... Ma la cosa peggiore è che con la presenza dei preti e dei funzionari francesi i marchesiani hanno perso ogni ragione di vivere. Divieto di cantare, di danzare, di parlare la propria lingua, di portare collane di frutta, di fare il bagno nudi nei fiumi, di spalmarsi il corpo di cocco, zafferano, o qualunque altro profumo, di tatuarsi, di onorare i morti... In nessun altra colonia francese l'amministrazione e il clero si sono dati tanto da fare per distruggere una civiltà. E non una qualsiasi: la più antica delle civiltà polinesiane, una delle più ricche al mondo, quella da cui è partito il popolamento della Nuova Zelanda, delle Hawaii, dell'isola di Pasqua, delle Samoa, quella che ha inventato il tatuaggio, l'haka, le piroghe...
Beh, direi che da questo stralcio di dialogo la posizione dell'autore è chiara.

In quest'isola viene organizzato un seminario letterario in cui cinque lettrici con velleità da scrittrici staranno una settimana con il loro "idolo" Pierre-Yves François, PYF per una full immersion che ha per tema il romanzo giallo, alloggiando presso la pensione Au Soleil Redouté. Ma la realtà supera la fantasia e cominciano una serie di sparizioni e morti inspiegabili. Fil rouge: un ciottolo con l'immagine di un Enata, che in Polinesia rappresenta il nemico... Le cinque aspiranti scrittrici - Clémence, Martine, Faréyne, Marie-Ambre ed Eloise, più la figlia adottiva di Marie-Ambre, Maïma, e il marito di Faréyne, il poliziotto Yann, indagheranno per capire cosa sta succedendo...
Finzione e realtà si intrecciano e la risoluzione dei crimini entra ed esce dalle pagine del romanzo di ognuna...
Per chi vuole un libro da cui non ci si riesce a staccare e che lascia una sensazione di genialità letteraria poco frequente...
Un ottimo Bussi!

La mia bottiglia per l'oceano, di Michel Bussi, edizioni e/o, 2022 (2020), 405 pagine. Traduzione di Alberto Bracci Testasecca

Chiudo con una frase del libro che mi sembra molto interessante a fini di curiosità, soprattutto per chi ama i tatuaggi: 
Da nessuna parte al mondo troverai disegni così raffinati... Poi, dal 1860 al 1970, la pratica del tatuaggio è stata vietata. Tutti i motivi tradizionali avrebbero potuti andare persi per sempre con la scomparsa degli ultimi anziani tatuati. È quanto si è creduto per un secolo finché è saltato fuori uno strano libro, Die Marquesas und ihre Kunst, scritto da Karl von Steinen, un tedesco che durante un soggiorno alle Macrhesi nel 1897 aveva inventariato, disegnato e fotografato centinaia di simboli presi da tutte le isole e da tutte le valli. Il seguito della storia lo conosci: negli anni Ottanta è scoppiata la moda dei tatuaggi marchesiani. Oggi i motivi marchesiani sono i tatuaggi più conosciuti al mondo e vengono usati come logo ovunque sul pianeta.




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