Guardo la terra dall'alto e vengo travolto dalla sensazione che tutto ciò che vedo - le montagne innevate, le steppe riarse, i campi verdeggianti - sia più grande e più vero della mia stessa vita. Visti da quassù i problemi sono insignificanti, mentre le possibilità sono infinite e la vita è immensa quanto la volta del cielo. Le preoccupazioni non sono altro che piccoli puntini su una mappa. I piccoli puntini sulla mappa del mondo di Pikay (abbreviazione di Jagat Ananda Pradyumna Kumar Mahanandia) non sono proprio minuscoli: è indiano negli anni Sessanta/Sessanta, non possiede nulla, ha un incredibile talento per il disegno, ma per lui è difficilissimo studiare perché, in quanto senza casta è un emarginato e gli è proibito sedere in aula con gli altri bambini, che si puliscono se solo lo sfiorano perché è impuro; non può avere amici anche se in realtà attira persone buone e importanti; tenta due volte il suicidio. Quando va via di casa per cercare fortuna a Nuova Delhi conosce
Leggere Rocco Schiavone in Valle d'Aosta è veramente una figata. A questo secondo libro lo amo un po' più di prima. Le trame gialle sono sempre piuttosto fragili, si capisce bene un po' da subito la dinamica dei delitti. Ma è gustosissimo seguire le vicende e il carattere di Rocco, adorabile nella sua rozzezza. (E un po' mi assomiglia anche, omicidi a parte...). Nella sua personalissima scala di valori al sesto grado c’erano i bambini che urlano nei ristoranti, i bambini che urlano nelle piscine, i bambini che urlano nei negozi, in generale i bambini che urlano. Poi le telefonate che offrono impossibili contratti convenienza per luce-acqua-gas-cellulare, la coperta che scappa dal materasso e scopre i piedi in una fredda notte d’inverno e gli apericena. Al settimo grado c’erano i ristoranti lenti nel servizio, gli intenditori di vino e il collega che aveva mangiato aglio la sera prima. All’ottavo gli spettacoli che andassero oltre l’ora e un quarto, fare o ricevere r