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Tokyo Express, di Matsumoto Seichō

Le persone tendono ad agire sulla base di idee preconcette, a passare oltre dando troppe cose per scontate. E questo è pericoloso.

Matsumoto Seichō (1909-92) è considerato il “Simenon giapponese” e per una buona ragione: la scrittura elegante, asciutta, essenziale. Tokyo Express è il suo testo più celebrato e racconta di un’indagine pura, semplice, senza fronzoli, senza mille digressioni sul carattere personale dei protagonisti, senza Scientifiche, flashback di vite complicate, retroscena morbosi.

Sulla spiaggia di Fukuoka, nella baia di Hokata, all’estremità occidentale del Giappone, vengono ritrovati due cadaveri: un uomo e una donna, amanti presunti suicidi. Hanno ingerito del cianuro e sono morti quasi nello stesso momento. Lei, Otoki, lavorava nel ristorante Koyuki di Tokyo; lui, Sayama, era vice-capo di sezione del Ministero X, implicato in quei giorni in un grosso caso di corruzione. 

Sembra un doppio suicidio da manuale, ma qualcosa non torna. Sono arrivati da Tokyo con lo stesso treno ma una ricevuta dimostra che lui aveva consumato un pasto nel vagone ristorante da solo. Come mai? Da questo fragilissimo dubbio dell’investigatore di Fukuoka Torigai Jūtarō parte un’indagine che porterà Mihara Kiiki, il poliziotto di Tokyo responsabile del caso, da un estremo all’altro del Giappone, dal Kyūshū all’Hokkaidō, lungo le linee ferroviarie lungo le quali si è mosso il principale sospettato, Yasuda Tatsuo. È stato lui, Mihara ne è fermamente convinto, va solo dimostrato. 

La qualità di un investigatore coincide con la sua ostinazione nel voler risolvere ogni caso, anche quelli che gli altri vorrebbero archiviare.

Tra orari ferroviari, stazioni, ryokan, testimoni di varia natura e molto intuito, si svolge un’indagine che più classica non si può, per smascherare un colpevole molto scaltro, ossessivo quasi per il dettaglio, una macchina di memoria e tattica. Sembra davvero il delitto perfetto, ma noi sappiamo – Hitchock ce l’ha insegnato – che il delitto perfetto non esiste, e lo sa anche Mihara, che alla fine, dopo una rincorsa agli indizi molto complessa, unirà i puntini...

In perfetto “nippo style”, un giallo classico, gustoso, appassionante, lungo il giusto. 

Pechino Express, di Matsumoto Seichō, Gli Adelphi, 2018 (1958), 169 pagine. Traduzione di Gala Maria Follaco. In fondo si trova un glossario di termini giapponesi e personaggi reali citati nel testo

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