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Bournville, di Jonathan Coe

 


Tutto cambia e tutto resta uguale.

Non riesco a dire se mi è piaciuto o no. Certo non ha la potenza di La famiglia Winshaw, questo è indubbio. Ma è molto migliore di altri suoi romanzi più recenti. Sottile, quasi sussurrato. Penso che Jonathan Coe – da sempre tra i miei autori favoriti – si sia, giustamente, fatto allettare dall'occasione narrativa della pandemia di Covid del 2020. Che però, da bravo romanziere qual è, utilizza solo come pretesto per fare una riflessione sul passato e presente dell'Inghilterra, sulle sue contraddizioni, sulle sue mille anime, sulla sua coscienza politica al di fuori e al di dentro del Paese. Fa parte, infatti, di una serie di suoi romanzi connessi in qualche modo e che Coe ha intitolato Unrest: Expo 58 (che mi è piaciuto poco), La pioggia prima che cada (che mi è piaciuto molto) e Io e Mr Wilde (che è commentato qui sul mio blog).

Il tempo che passa è indubbiamente il protagonista di Bournville, che si svolge nell'omonimo sobborgo di Birmingham, sede di una celebre fabbrica di cioccolato, la Cadbury – quella degli Oreo, per intenderci – dove «l'aria non profumava di cioccolato, ma il cioccolato era nell'aria». In un lungo flashback ripercorriamo la vita di una famiglia a partire da quella di Mary Lamb – ispirata alla madre di Coe (vedi Nota dell'Autore) – attraverso la scansione dei grandi eventi della Storia britannica: dal discorso di Churchill nel Giorno della vittoria, l'8 maggio 1945, in occasione della fine del conflitto, fino alla pandemia, appunto, passando per l'incoronazione di Elisabetta II, la finale Inghilterra-Germania Ovest del 1966, l'investitura di Carlo a principe del Galles nel '69, il matrimonio di Carlo e Diana nell'81, il devastante funerale di Diana nel '97, e poi la Brexit, Boris Johnson... Tappe capitali della Storia del Paese che rappresentano altrettante tappe nella vita delle famiglie inglesi. Mary si sposa con Geoffrey e non con Kenneth, e fa tre figli, Jack, Peter e David - che a loro volta si sposano – o fanno invece scelte diverse – e hanno figli, che a loro volta hanno figli e così via. E ha amici e parenti e passioni e idee politiche e grandi gioie e grandi dolori. E così i suoi figli e i suoi nipoti e i suoi amici...

... credo che quando si arriva alla mezza età, come è il nostro caso, si inizia a interessarsi al mistero del proprio Io, e la chiave di questo mistero è il rapporto tra noi e i nostri genitori.

E su tutto questo, la mentalità inglese, con i suoi grandi entusiasmi e le sue grandi delusioni, con la sua enorme apertura e la sua agghiacciante e bigotta chiusura venata di razzismo. Un Paese che ha visto nascere i Beatles e il punk, i Sex Pistols (!) e che ha votato la Brexit. Le contraddizioni della propria vita, insomma: si ama l'uomo brillante e spregiudicato, ma si sposa lo studioso un po' orso; si ama alla follia il figlio “stronzo”, ma si passeggia ascoltando le confidenze “scomode” del figlio più in disparte; si ama la nuora di colore, ma in fondo in fondo, si è a disagio e la diffidenza traspare... 

Come sempre Coe corre su più binari e sta al lettore scegliere quale prendere per apprezzarlo. Io sono sempre più interessata ai Grandi eventi che a quelli piccoli, per cui mi sono fatta portare via dalle riflessioni sullo scorrere del tempo nei popoli, nella mentalità; su quanto noi cittadini possiamo sentirci parte di un tutto perché ci affidiamo ai nostri “rappresentanti”. Ho sempre trovato commovente il rapporto che lega gli inglesi alla casa reale, ma anche ridicolo; ho sempre visto l'Inghilterra come un'isola distaccata – per la guida a destra, per il mantenimento della sterlina – ma ora che ci vuole il passaporto per andarci, mi rendo conto che mi manca (mi mancano i Sex Pistols, su quello non ci sono proprio dubbi); ho sempre trovato ridicoli i loro riti, del tè del cambio della guardia, ma in fondo glieli invidio, da qui, dove i riti li abbiamo proprio persi. E perché? Perché siamo fatti di contraddizioni, tutti, nel piccolo e nel grande. E perché in fondo, alla fine, siamo animali sociali che anelano agli abbracci e soffrono quando non possono darli e riceverli. Perché poi si muore e di quegli abbracci resta solo il tepore... È tutto qui, alla fine.

Quindi, ancora non so se mi è piaciuto o no. Mi resta però della malinconia, quindi, alla fine, credo che sia stato un libro importante. Mi tornerà negli occhi prima o poi...

Note a margine: Da ascoltare: Sunny Afternoon dei Kinks; Hymnus Paradisi di Howells - secondo Peter il pezzo più triste della Storia; e naturalmente God Save the Queen dei Sex Pistols... 

Bournville, di Jonathan Coe, Feltrinelli, 2022, 419 pagine. Traduzione di Mariagiulia Castagnone. Da leggere la Nota dell'Autore che racconta un po' di retroscena.

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