Nikki e Clare, orfane di padre, completamente diverse - Clare sposata a un professionista, due figli; Nikki, look punk, una relazione con un uomo sposato e molti sogni nel cassetto - si trovano ad affrontare il lutto.
Scritto in prima persona da Nikki, il romanzo indaga le reazioni a un lutto importante da parte di personalità diverse nel corso di un anno, il primo. Lo guarda da tutti i punti di vista, trovando anomalie laddove dovrebbe esserci normalità e più normalità di quanto ci si aspetterebbe da caratteri anomali. Relazioni solide si sbriciolano e altre fragilissime mettono radici... Banale? No, perché la Oates è una maga e rende tutto coerente e sorprendente con una penna affilata e dolce allo stesso tempo.
La madre che mi manca è una disamina impietosa dell'animo umano, il ritratto di donne così diverse che neanche nel lutto, forse, riusciranno a riconoscersi. O forse, invece, nel mondo un punto di incontro si trova sempre. Dopo la delusione di Acqua nera e il "ni" di La figlia dello straniero, questo La madre che mi manca mi riporta ai fasti di Sorella, mio unico amore, quella Oates lì, inarrivabile, che sa aprire delle voragini in cui si agitano domande per cui ognuno di noi ha risposte diverse o non ne ha. Come sempre non cerca di spiegare, mai; guarda la "cosa" da più punti di vista, scomodi, feroci, estremi... quelli della natura umana, senza sconti, alibi o giustificazioni per se stessi. Necessario.
Note a margine: a questo giro sono personali. È sempre curioso trovare nel libri cose che riportano alla propria storia. Qui è un po' inquietante, ma impossibile non notarlo: due date molto importanti nel libro sono le date del mio compleanno e di quello del mio compagno... Che uno un po' si tocca, visto il contesto, ma è comunque curioso. Sono piccoli legami con gli autori...
La madre che mi manca, di Joyce Carol Oates, Mondadori, 2007 (2005), 451 pagine. Traduzione di Annamaria Biavasco a Valentina Guani