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Nel modo in cui cade la neve, di Erin Doom

 

È il bucaneve. È piccolo e candido, proprio come te. Si chiama così perché è il primo a sbocciare alla fine dell'inverno. Anche se sembra fragile, è l'unico che riesce a spuntare dalla neve prima di tutti gli altri.
Scommessa vinta, anche se con saltafosso. Sì, perché dopo Fabbricante di lacrime immaginavo e speravo di trovare un secondo romanzo di Erin Doom/Matilde più "maturo", con la stessa capacità di creare storia e personaggi, ma un linguaggio più asciutto, meno ridondante, meno inutilmente dettagliato... et voila! La cosa che mi spaventa è che questo Nel modo in cui cade la neve è in realtà stato scritto prima dall'autrice, anche se pubblicato dopo. Per cui ha aggiunto, non tolto... Ecco, è questo che un po' mi spaventa.
Ma leggerò il nuovo Stigma e tirerò le somme. Per ora posso dire che Nel modo in cui cade la neve è un po' Moccia, un po' Dan Brown. La storia di Ivy e Mason è simile a quella di Nica e Rigel: due adolescenti molto diversi tra loro si ritrovano loro malgrado a condividere la casa e la famiglia, che in questo caso è formata solo dal padre di Mason, John, che prende in casa Ivy quando questa diventa orfana del migliore amico, l'ingegnere informatico Robert Nolton, che morendo ha portato con sé – o forse no – un segreto, fortemente voluto dal governo degli Stati Uniti. Ivy si trasferisce così dalle foreste del suo Canada alle coste della California, trovando una famiglia, nuovi amici e... l'amore. Anche se una storia di spionaggio corre parallela, tra codici cifrati e terroristi, e minaccia tutto il suo mondo.

Ma questo è un libro per adolescenti, è chiaro nell'intreccio e nello stile. Ogni riga lo urla forte e chiaro. Eppure... eppure non si riesce a smettere di leggerlo. E io di anni ne ho ben quarantasette, eh.
Ma che ci si vuole fare? L'evasione è importante ed Erin Doom ne regala a manciate, tra improbabili scene di inseguimento à la Ludlum (mi si perdoni l'incauto paragone) e di sesso un po' goffo à la Dawson Creek (più calzante). Insomma, tra un libro "importante" e l'altro direi che ce lo si può ben permettere...

Comunque la scrittura ridondante in parte resta, ma vorrei fare una riflessione: con la povertà di lessico che hanno gli adolescenti in questo periodo storico, non è anche un bene un aggettivo o un avverbio di troppo? Tutto serve. E soprattutto, se serve a spingere i ragazzi alla lettura, a passare un domani, che so, a Dostoevskij, allora questi libri sono necessari... ma che dico necessari? Salvifici. Grazie Erin Doom, protettrice dei giovani futuri lettori! 

Nel modo in cui cade la neve, di Erin Doom, Magazzini Salani, 2022, 471 pagine. Consiglio di leggere i Ringraziamenti, carini e freschi.

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