A volte la copertina dice molto... Di Cristina Caboni ho letto La custode del miele e delle api, che mi è piaciuto molto. Ma questo Il giardino dei fiori segreti molto molto meno. E sì che è stato in finale al Premio Bancarella nel 2017 (anno in cui vinse Matteo Strukul con I Medici – quindi forse non proprio un “annone”). L’ho trovato soprattutto molto verboso, di una scrittura melensa e molto convenzionale. Un drammone, a volte quasi fantasy, che ingarbuglia una trama poco probabile e confusa.
Il giardino era ricco, era oro, porpora e smeraldo. Era la storia stessa di una famiglia le cui origini si perdevano a Damasco. [...] Per ogni Donati c’era stato un albero a celebrarne la nascita [...]. La Spinosa si era presa cura di ognuno di loro, così come i giardinieri si erano presi cura della tenuta. E quel patto aveva suggellato l’armonia e la felicità. Perché chi sa vivere con la natura conosce il segreto della vita.
Viola e Iris, gemelle perfettamente identiche, si ritrovano per caso a una fiera di piante a Londra, dove Viola lavora e Iris capita per scrivere un servizio per il giornale di cui è redattrice ad Amsterdam, dove vive con il padre Francesco Donati. La madre è deceduta quando lei era molto piccola. Viola invece vive a Londra con la madre Claudia. Il padre è deceduto quando lei era molto piccola. La verità è che i genitori si sono separati e ognuno dei due ha portato una gemella con sé, facendole credere di essere sola con un genitore vedovo. Che già detta così: perché? Screzi, un matrimonio e una gravidanza troppo precoci e le intromissioni della terribile madre di lui, Giulia, che vive reclusa nella tenuta della famiglia, la Spinosa, alle porte di Volterra, in Toscana, con il giardiniere Stefan, il suo aiutante temporaneo Gabriel e la vecchia cugina/domestica Fiorenza. I Donati hanno una tradizione che si basa su una leggenda: le gemelle nate in seno alla famiglia saranno le custodi del giardino – meraviglioso – della villa, una si occuperà dei viandanti, l’altra dei semi, per tenere vivo il giardino e la rosa del mille anni, una piante favolosa che forma con le sue ramificazioni un labirinto. Viola e Iris, sconosciute l’una all’altra si ritrovano alla villa con la “nonna”, che tanti segreti porta con sé dietro al suo aspetto austero e duro, e una serie di misteri da conoscere su di loro, i loro parenti, il loro ruolo nel mondo. Per esempio: chi è Bianca? Che ruolo ha Stefan, che sembra così intimo con Giulia, ma distaccato e solitario? Cosa significa che il giardino sta morendo e solo le gemelle possono salvarlo? Qual è il terribile segreto che custodisce Giulia – un segreto che l’ha tenuta prigioniera della Spinosa al punto da costruirle un muro tutto intorno?
Un po’ favola, un po’ feuilleton insomma, con un finale che riassume tutti i finali scontati immaginabili, tra buoni sentimenti, amori trovati e ritrovati, terribili dolori sopportati non si capisce bene perché se non per una abbastanza assurda tendenza all’autolesionismo. Purtroppo il tutto condito da una scrittura veramente poco brillante. (Complice anche un editing non proprio eccelso).
Molto begli gli eserghi dei capitoli, in cui l’autrice racconta le piante e ne spiega la coltivazione e i benefici sulla salute e sull’umore. Ma a parte questo, proprio no, e mi spiace molto perché Caboni mi piace e leggerò altro, sperando in qualcosa di meglio.
Il giardino dei fiori segreti, di Cristina Caboni, Garzanti, 2016, 356 pagine.