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Sepolcro in agguato, di Robert Galbraith



Gelido s'avventò il mare, come sepolcro in agguato,
mentre verso la riva e Cromer lui annaspava
subito un flutto di nero incappucciato
lo travolgeva ancora e l'agguantava... - 
George Baker

Era da agosto che lo aspettavo. Ardentemente. E mai attesa fu più ricompensata. Sepolcro in agguato (ancorché la traduzione del titolo sia orrenda) è veramente il migliore – insieme a Sangue inquieto – della serie (che con Un cuore nero inchiostro aveva avuto una piccola battuta d'arresto). Sarà per l'argomento, che è sempre “affascinante”, sarà perché le vite dei protagonisti saranno messe a dura prova come non mai, sarà perché è lungo più di mille pagine e non sono troppe... 

In breve, Cormoran Strike e Robin Ellacott vengono chiamati dall'anziano sir Colin Edensor che vuole tirare fuori il figlio Will dalla UHC, ovvero la Universal Humanitarian Church, guidata da Jonathan Wace, Papà J, un “santone” che tiene conferenze in stile molto americano con Heroes di David Bowie e giochi di specchi e di prestigio a corredo, che insieme all'inquietante Mazu (Mamma Mazu) dirige Chapman Farm, una “fattoria spirituale” in cui succedono cose orribili e perverse che poco hanno a che fare con la bontà e molto con la psicosi collettiva a fini di lucro. Insomma, una setta. 

Tale setta si basa sulle presunte doti ultraterrene dei membri che sono assurti allo stato di puro spirito e che conoscono la potenza della Profetessa Annegata, la figlia (presunta) di Papà J e Mazu, morta una mattina nel mare del Nord. I fuoriusciti dalla setta la incontrano, e lei li redarguisce, tanto da spingerli molto spesso al suicidio. Molto concreta l'azione di questo spirito!

Come fare, dunque, per portare fuori il povero Will, per smascherare tale orripilante setta, mettere in giusta galera i suoi leader e far vedere da uno molto bravo (la sorellastra di Srtike, Prudence, forse?) le sue vittime? Ci vuole qualcuno che si infiltri e che provi di persona la vita a Chapman Farm. E chi meglio di Robin, travestita dalla ricca (e quindi solvibile) e frivola Rowena Ellis può farlo? Cormoran non ne è felice, né tantomeno il fidanzato di Robin Ryan Murphy, che tutte amiamo/odiamo dal libro precedente.

Il caso viene risolto, tanti risvolti macabri e apparentemente arcani vengono spiegati, tante vite vengono salvate e tante anime risanate, tante cose nella vita dei protagonisti accadono e fatalmente pesano su tutto e tutti. Ma Robin e Strike? Cosa ne è delle loro anime tormentate? Si amano, ormai è chiaro, se lo dicono anche nel loro intimo da tempo, ma se lo diranno vicendevolmente? E Murphy? E Charlotte? E quanto è cambiata Robin a Chapman Farm? E quanto le vicende private di Strike hanno modificato ormai definitivamente la sua visione della vita e dell'amore? Lo sapremo nel prossimo episodio... Rowling, tu sia maledetta, tu sia benedetta!

La scrittura è come al solito coinvolgente al punto da incatenare mani e piedi. I personaggi sono tantissimi, tantissimi i coprotagonisti (Becca, Abigail, Taio, Pat, Bigfoot...), gestiti e incrociati con una coerenza straordinaria. Un romanzo come sempre complesso nella struttura, ma che si beve come un bicchiere d'acqua di fonte.

Per la prima volta nella propria vita adulta, Strike capì che la volontà di sua sorella di aggrapparsi alla stabilità e alla sua idea di normalità, il suo rigido rifiuto di indugiare sugli aspetti più brutti del comportamento umano, fossero una forma di straordinario coraggio. 

Note a margine: Setta? Davvero? Sì, certo, la UHC è una setta tremenda, macabra, violenta. E questo è pacifico. Parliamo di un libro giallo, non certo di un saggio psicologico o antropologico. Ma... C'è un enorme “ma”, elemento fondamentale per tutta la letteratura, anche la più leggera. Infatti, se ci pensiamoi bene, i meccanismi di manipolazione psicologica che Papà J e Mamma Mazu mettono in atto sui “fedeli” è né più né meno quello che fanno quotidianamente, su tutti noi, elettori e consumatori, le aziende, i politici, i supermercati, i produttori di bisogni di qualsiasi genere. Davvero pensiamo di essere mentalmente liberi da qualsiasi manipolazione? Davvero pensiamo di poter smascherare ogni menzogna ci venga quotidianamente propinata? Eppure la storia del mondo, ogni giorno, ci ricorda che non è così. Che ognuno ha la sua setta; che ognuno di noi ha i suoi guru che in parte ci soddisfano e in parte ci buggerano. Nessuno è al sicuro. Poi, certo, non tutti siamo seguaci di Scientology... ma siamo sicuri di non avere, tutti, chi più chi meno, le nostre gabbie mentali, che ci distorcono i pensieri in merito ai bisogni quotidiani? La UHC insegna: quanto più i tempi sono brutti, il futuro incerto e la mente fragile, lì, c'è qualcuno che ci promette salvezza... E non siamo noi tutti in cerca di salvezza? Di felicità? Di redenzione? Se si sanno usare bene le parole – ci sono parti di discorso che Papà J che, in modo inquietante, non possono che essere condivisibili – allora è facile convincere le persone a credere... 

A volte chiamiamo il mondo materialista Mondo-Bolla, perché i suoi abitanti vivono all'interno di una bolla, animata dal consumismo, ossessionata dallo status e straripante di ego. Il possesso è tutto, nel Mondo-Bolla: il possesso di oggetti materiali, ma anche la possessività nei confronti degli altri esseri umani, che sono dunque ridotti a oggetti di carne. Coloro che sono in grado di vedere oltre le sgargianti e vistose pareti della bolla sono giudicati strani, deliranti, persino pazzi. Ma le pareti della bolla sono fragilissime...

La butto lì, come riflessione personale. Io di domande me ne sono fatte parecchie...

Sepolcro in agguato, di Robert Galbraith, Salani Editore, 2024, 1.101 pagine. Traduzione di Valentina Daniele, Barbara Ronca, Laura Serra e Loredana Serratore

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