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La storia dell'acqua, di Maja Lunde



L'acqua non ha colore in sé, è il mondo intorno a conferirglielo, riflessi del cielo, dei dintorni. L'acqua non è mai solo acqua. L'acqua accoglie e fa vorticare tutto ciò con cui viene in contatto.
L'acqua è humus, sabbia, argilla, plancton.
L'acqua si colora del fondale che ricopre.
L'acqua riflette il mondo.

«L'acqua si colora del fondale che ricopre»... e quando il fondale è melmoso di meschinità e sporcizia morale, l'acqua cosa fa? L'acqua scompare, si ritrae, perché in un mondo così non vuole più scendere. Non vale la pena portare i propri benefici in un mondo così. L'acqua è anche spietata; sa che non scendendo il mondo morirà. E lascia che ciò accada, Ma visto che ci sono esseri umani che una coscienza ce l'hanno. forse il mondo si può salvare, magari non tutto, ma qualcuno sì, Qualcuno che avrà ancora un po' di tempo e chissà... magari guardando queste persone anche all'acqua tornerà la voglia di sperare... e cadrà.

Quello che immagina Maja Lunde in questo La storia dell'acqua è un mondo disseccato. La terra è argilla che si spacca, gli animali sono morti, le piante non crescono più, gli uomini si affannano alla ricerca di modi per dissalare il mare, ma senza elettricità è impossibile e senz'acqua non c'è elettricità. È un circolo vizioso di morte, la Terra nel 2041. 

Come per La storia delle api, la Lunde fa correre la storia sul doppio binario di due tempi diversi ma collegati: il 2017 di Signe, attivista ambientale norvegese che naviga sulla sua barca - la Blå - nel mare di un mondo ancora esistente; e il 2041 di David e Lou, in cui la siccità ha reso il mondo una landa ardente e sabbiosa, dove gli esseri umani possono solo aspettare o l'estinzione o la pioggia, con una possibilità molto concreta di andare incontro alla prima. Come sempre qualcosa unisce questi due mondi così lontani; qualcosa che l'ostinazione di un essere umano significa la salvezza di un altro, di altri. Qualcosa che è stato lasciato in eredità al mondo da Signe e che viene ritrovato da David e Lou nel momento di maggior bisogno. Qualcosa che è sopravvissuto a una lotta e diventa prezioso per le generazioni a venire. 

I libri della Lunde sono sempre un monito. Stiamo uccidendo il mondo e quindi noi stessi, per sete di guadagno, potere, manie espansionistiche e in nome di un progresso che poi progresso forse non è. Sa di alibi per farsi i propri porci comodi. A spese della terra e dei nostri nipoti! No, figli ormai... La fine del mondo si avvicina velocemente tanto quanto velocemente corre la stronzaggine umana...

Un libro da leggere, un po' spaventoso, molto poetico a tratti, sicuramente importante per il tema. Leggerò presto anche il terzo, Gli ultimi della steppa, che parla delle connessioni tra esseri viventi a partire dal ritrovamento di un teschio di cavallo di Przewalski...

Note a margine: La letteratura che fa da monito. Uno dei suoi scopi fondamentali. Attraverso storie "di fantasia", questo libro ci trascina davanti allo specchio. Ci costringe a guardare noi stessi e, come in un capovolto Specchio delle Brame di Harry Potter, a vedere quello che c'è dietro la nostra comoda vita contemporanea da abitanti di paesi sviluppati del capitalista e agiato Occidente. Acqua corrente per lavarci, cucinare, lavare i panni e piatti, pulire i pavimenti, scaldare le nostre case, struccarci, rinfrescarci, preparare tè e tisane, sciacquettarci le ascelle sudate, farci il bidet, preparare dolci, fare il bagno in piscine olimpioniche, fare saune bollenti, produrre farmaci, vaporizzare la faccia per toglierci i punti neri e dilatare i pori in attesa di fresche creme idratanti a base d'acqua... Tutto questo potrebbe finire, proprio a causa dell'esagerazione nello svolgere queste attività. Non è un pensiero terrificante? Non fa venire voglia di fermarsi un attimo? Non fa tremare i polsi pensare che una cosa che noi abbiamo l'abitudine di considerare infinita possa, con la sua fine, causare la fine del nostro mondo e del mondo in generale? Ci rendiamo conto che ci sono zone sul nostro pianeta ad averlo già questo terribile problema? Popolazioni che di acqua non ne hanno e devono fare chilometri a piedi per trovarla? Le stesse popolazioni che abitano Stati in cui andiamo a fare safari nei resort immergendoci in piscine e vasche da sogno... Tutto questo, con i libri della Lunde, si riflette in quello specchio che dovremmo affrontare un po' più spesso. E renderci conto che il mondo non dipende da noi, cerchiamo di non essere insopportabilmente presuntuosi anche in questo... Siamo noi che dipendiamo da noi. Perché il pianeta troverebbe il modo di rinascere, anzi, starebbe senz'altro meglio, ma la razza umana si estinguerebbe... Poco male forse... Ma se teniamo a noi stessi, pensiamoci. E leggiamo per allargare la nostra coscienza; che ci renderà "vili", come dice Amleto, ma potrebbe anche renderci un po' più consapevoli e moderati... Forse... 

La storia dell'acqua, di Maja Lunde, Universale Economica Feltrinelli/Marsilio, 2020 (2018), 341 pagine. Traduzione di Giovanna Paterniti. Alla fine del romanzo ci sono una bibliografia, molto utile per approfondire il tema, e un elenco delle opere citate o che hanno ispirato delle parti, da Simone de Beauvoir a Hanna Arendt...


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