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Il cottage degli uccelli, di Eva Meijer

 


Commento di Antonella Cicalò Danioni

Ha un grande merito Eva Mejier, oltre a essere una ricercatrice di linguaggi animali con una formazione da letterata e filosofa, ed è quello di avere ridato voce a un'ornitologa “non accademica” del secolo scorso: Len Howard.

Nata in Inghilterra alla fine dell'Ottocento esordisce come talentuosa violinista, ma i virtuosismi dello strumento le riportano alla mente troppo spesso i trilli, i cinguettii, le osservazioni naturalistiche del padre poeta.

Sono suoni che percepisce come comunicazioni intenzionali da specie a specie, soprattutto quando ha a che fare con le amate cinciallegre. I percorsi personali si orientano quindi verso l'isolamento e il silenzio del cottage nel Sussex, acquistato con l'eredità paterna. Distaccata dagli eventi familiari su cui passeranno due guerre mondiali, si ritaglia uno spazio dove annotare le sue osservazioni, dando un nome a ciascuno dei suoi uccellini, a cominciare da Star 1, la prima protagonista di tante straordinarie scoperte, prima fra tutte la capacità di contare del piccolo volatile.

Misconosciuta perché non accademica (quegli accademici che ci misero cent'anni a capire che le mani dei medici andavano lavate per evitare la strage delle puerpere) e perché donna, capì in anticipo che gli animali andavano osservati nel loro ambiente naturale e che i dati di laboratorio erano falsati dallo stress e dalla mancanza dell'habitat e dalle interazioni con esso e con la collettività di specie. Oggi sembra ovvio, ma in passato non lo era. Segnalò anche il problema di contenere i gatti, che oggi sono una delle principali cause della morìa e del rischio di scomparsa di alcune specie di uccelli.

Fin qui i suoi meriti. Ma il libro dice altro: dice la grazia e la cura infinita nell'avere tra le mani un batuffolo caldo e piumoso; dice del dolore per ogni perdita, pur nel rispetto del corso della natura; dice della sua gentilezza ma anche della sua determinazione nel difendere le sue creature; dice la gioia dei canti e di quel contare che manifesta l'intelligenza animale e la voglia di condividere al di là delle barriere. 

Il cottage chiuderà i attenti con la sua morte e della documentazione non resta molto, ma la sua metodologia è arrivata a noi intatta, le sue scoperte sono oggi acclarate, e tante donne sensibili e intelligenti sono entrate a pieno diritto tra i grandi dell'etologia. Anche lei, che pensiamo lì con le braccia cariche di piccoli volatili, da spaventapasseri materno e gentile. E le vogliamo bene.

Note a margine: Da vedere: il libro fotografico Des oiseaux, in cui Terri Weifenbach raccoglie le fotografie scattate nel suo giardino a Washington tra il 2015 e il 2018

Len Howard nel suo cottage

Il cottage degli uccelli, di Eva Meijer, nottetempo, 2022, 300 pagine. Traduzione di Stefano Musilli.


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