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Vergogna, di J.M. Coetzee


J.M. Coetzee con Vergogna vince il Booker Prize nel 1999 e poi, con la sua carriera, il Nobel per la Letteratura nel 2003. Ci porta in Sudafrica. Terra di scontri, di apartheid, di contrasti fortissimi. David Lurie è un insegnante di città del capo che dopo una "relazione" con una sua studentessa viene accusato di violenze sessuali e si trasferisce dalla figlia Lucy in campagna, in un territorio ostico sia dal punto di vista etnico che culturale. 

Piano piano si ambienta e va a fare il volontario da una veterinaria che si occupa di sopprimere i cani malati, che sono tantissimi e si riproducono a ritmo serrato. 

Un giorno lui e la figlia vengono aggrediti in casa, rapinati e Lucy viene stuprata da tre uomini. Questo innesca una reazione di rabbia cieca e rancore in David, alimentata dal rifiuto di Lucy a denunciare. Ma non si denuncia in Sudafrica perché potrebbe essere controproducente e farti apparire debole. 

E la vergogna allora qual è? Quella di David per essere stato accusato di violenza sessuale? Quella di Lucy per non essere stata in grado di difendersi ed essere stata usata da degli uomini? Quella di David di aiutare altri esseri viventi a morire? David si sente addosso «l'odore della vergogna», nel momento in cui sta sopprimendo un cane ma sarebbe stato lo stesso se sua figlia non fosse stata violentata? La vergogna di David ha origine nel non essere riuscito a proteggerla?

O la vergogna è quella di un Paese che non è in grado di far vivere in pace i propri figli? Che crea continue tensioni? Che non riesce a convivere con una differenza etnica complessa ma non unica al mondo? Gli unici a non provare vergogna sono anche gli unici che dovrebbero provarla. Ma qui non funziona così. Qui quando vuoi una cosa te la prendi, perché è l'unico mezzo per ottenerla. Qui tutti sanno e nessuno parla, perché il prossimo potrebbe essere lui. 

Come sparare ai pesci in un barile. Disgustoso, eppure probabilmente inebriante, in un Paese dove i cani sono addestrati a ringhiare al semplice odore di un negro. 

Un libro splendido, durissimo, scritto con una prosa tagliente, come la terra di cui parla, che dice molto di più di quello che narra.

Da leggere!

È un rischio possedere delle cose: un'auto, un paio di scarpe, un pacchetto di sigarette. Non ce ne sono abbastanza per tutti, non ci sono auto, scarpe e sigarette a sufficienza. Troppa gente, troppo poche cose. Quel che c'è deve circolare, in modo che tutti possano essere felici per un giorno. Questa è la teoria: attieniti alla teoria e cerca di trarne il conforto che puoi. Non si tratta di cattiveria umana, sono di un vasto apparato circolatorio, nel cui ambito pietà e terrore sono irrilevanti. È così che bisogna vedere la vita in questo Paese: in forma schematica. Altrimenti corri il rischio di impazzire. 

Vergogna, di J.M. Coetzee, La biblioteca di Repubblica, 2003 (1999), 221 pagine. Traduzione di Gaspare Bona.

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