Ok, posso confermare che trovo Elena Ferrante la più discontinua scrittrice vivente. Dopo aver amato il ciclo dell'Amica geniale, apprezzato molto I giorni dell'abbandono e trovato L'amore molesto insopportabile (l'ho mollato!), questo La figlia oscura rientra nel novero dei libri che mi sono piaciuti meno nella vita. Sarà un commento molto breve perché non so neanche cosa dire. Un grande «boh!» mi si è disegnato in fronte.
Trama: Leda è una donna divorziata, con due figlie che sono andate a vivere col padre in Canada. Alleggerita dalle responsabilità di madre, si prende una vacanza e affitta una casa sul Mar Jonio. In spiaggia conosce una famiglia strana e dall'aspetto delinquenziale con cui inizia un bizzarro rapporto, soprattutto con uno dei componenti: una giovane donna, Nina, con una bambina, Elena, piuttosto capricciosa. Il marito, un uomo ambiguo e volgarotto, va a trovarla solo nel week end. Questo rapporto si fa via via più inquietante, soprattutto alla luce del fatto che Leda decide di rubare la bambola prediletta della bambina...
Ma perché? Qual è l'oscura (appunto) ragione di quel gesto? Che interesse può avere Leda nell'avvicinare con l'inganno la famiglia? Forse la bambola rubata è un modo per fare soffrire bambina e madre, sublimando così un proprio senso di mancanza delle figlie? O forse, semplicemente, è un modo per passare il tempo, perché in fondo a fare la donna libera si annoia? Non si capisce. Non si capisce il rapporto che Leda ha con la famiglia e con se stessa.
Leggendo qua e là altri commenti risulta che sembra strano il fatto che Leda non si senta sopraffatta dalla malinconia per le figlie andate a vivere dall'altra parte del mondo, ma sollevata dall'essere libera di gestire la propria vita e il proprio tempo. Mah, forse non trovo significato nel libro perché ritengo questa reazione molto normale e dunque non capisco il perché di tanta sorpresa. Quindi, questo dover per forza trovare un legame con un'altra bambina e un'altra madre, forse è per rivivere in parte la sua esperienza materna? Si scopre che Leda da giovane aveva abbandonato per tre anni le sue figlie: forse è il suo senso di colpa ancestrale a farle rubare la bambola? Forse, forse, forse. La Ferrante non lo spiega e dalle righe del romanzo a me rimane solo un grande punto interrogativo.
La prosa è sempre piacevole, la prima persona aiuta a entrare nella soggettiva di Leda, ma diversamente da I giorni dell'abbandono, non sono riuscita a entrare in empatia con lei (e questo non è per me importante), ma non mi ha neanche lasciato nulla. Né emotivamente, né psicologicamente, né passatemi il termine, intellettualmente. Nada. Pazienza... Vedrò il film. Magari in questo caso è migliore del libro...
La figlia oscura, di Elena Ferrante, edizioni e/o, 2015, 160 pagine.
Il gatto nella foto: questi piccoli multipli d'arte seguono i percorsi immaginati dall'autrice, Antonella Cicalò, ma possono interpretare anche il flusso dei pensieri del committente che darà così lo spunto per realizzare il suo personale “gatto maestro”, unico e irripetibile. Questi collages sono realizzati con frammenti di riviste letterarie e da collezione, stagnola, legno da recupero e componenti industriali del pet food. Ogni pezzo è unico. Per visitare il suo sito, qui !