Come capita a volte, lascio la parola ad Antonella Cicalò per commentare un libro che mi è piaciuto molto, premettendo che le sue parole sono anche le mie e che possono considerarsi delle Note a margine a un testo che non ha bisogno di riassunti.
Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi è un piccolo volume uscito nel 1994 e giunto alla 46a edizione nell'Universale Economica Feltrinelli.
Forse non sosterrà il peso della sua fama che tra i tanti di Tabucchi ne ha fatto un'opera particolarmente fortunata anche grazie all'interpretazioni di un Mastroianni affaticato e perciò particolarmente in parte nel film di Roberto Faenza del 1995.
Detto ciò l'edizione con l'introduzione di Andrea Bajani e la nota di chiusura dello stesso Tabucchi, pubblicata su Il Gazzettino nel settembre del '94, ne fa davvero una creatura letteraria di grande valore culturale ed emotivo. In un'epoca gravata di peccati morali veniali e che diventano oggi via via più mortali fa piacere volgere uno sguardo pieno di rispetto alla figura di un professionista serio, un giornalista onesto che davanti alla tragedia, allo sfacelo della dignità e alla perdita del diritto di tutti a essere liberi trova le risorse per ordire una pericolosa beffa duettando in punta di penna coi suoi censori e aguzzini, il direttore asservito, il tipografo ricattabile, lo scagnozzo del regime.
«Pereira! – esclamò il Direttore – tu hai pubblicato un racconto di Alphonse Daudet che parla della guerra coi tedeschi e che finisce con questa frase: “Viva la Francia”». «È un racconto dell'Ottocento», rispose Pereira. «Un racconto dell'Ottocento sì, ma parla sempre di una guerra contro la Germania, e tu Pereira non puoi non sapere che la Germania è nostra alleata!» [...] «Ma alla censura non hanno fatto obiezioni», sostenne Pereira. «Alla censura sono dei cafoni – disse il Direttore – […] siamo noi giornalisti che amiamo esperienza storica e cultura che dobbiamo sorvegliare noi stessi!».
Non è fuori tema ricordare qui la ridicola vicenda Bocconi vs Dostoevskij o l'interdizione delle radio indipendenti russe. C'è sempre un direttore, un giornalista, che interpreta la democrazia con il metodo analitico dei despoti, senza averne la determinazione e il narcisismo patologico. Per un automatismo a servire, a soddisfare i desideri di un potente.
Pereira si lascerà rapidamente alle spalle casa, patria, ricordi, amici. Insomma, le abitudini che sono il guscio di una vita perbene, con i suoi piccoli piaceri e i suoi affanni.
La tragedia del Portogallo di Salazar e della guerra civile spagnola, nel 1938 di Tabucchi, segna anche la vigilia dell'avventura nazista davanti alla quale i Pereira di tutto il mondo posso sostenere di opporre solo la loro coscienza civile. Poi la democrazia, poi la pace europea talvolta vissuta con quel tanto di ipocrita, di ignavo, di opaco, di spento... un'amante bolsa... È bene che cerchiamo senza troppi compromessi un ritorno di fiamma controllato. In caso contrario il fuoco non si fermerà più.
Antonella Cicalò
Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi, Universale Economica Feltrinelli, 2019 [1994], 226 pagine.