Questo post è di Antonella Cicalò Danioni, che ospito con piacere sul mio blog perché dà un parere su un libro che ho in lista da leggere prossimamente. Buona lettura!
A differenza degli eroi antichi, demoni nelle loro azioni, ma dèi per la bellezza del viso, nell’aspetto di Conrad sembra ci sia poco da ammirare, anche se le sue sopracciglia nere fanno ombra a uno sguardo di fuoco. […]. La sua voce è dolce e calmo il suo atteggiamento, eppure sembra ci sia qualcosa che non vuole mostrare: le rughe profonde del suo volto e il mutare frequente di colore attiravano l’attenzione e lasciavano perplessi… Lord Byron, Il corsaro
In questi giorni, in cui la competenza, la coerenza e in ultima analisi la buona educazione sembrano rientrare a buon diritto nelle consuetudini da cui il berlusconismo prima e il populismo sovranista poi le avevano sloggiate senza tanti complimenti, mi è tornato in mano La corsara che ripercorre la vita di Natalia Ginzburg. Non è un'autobiografia in senso stretto: il libro è edito nel 2018 mentre la scrittrice muore tra il 7 e l'8 ottobre del 1999). Gli incontri con Sandra Patrignani sono empatici e fugaci. È un ritratto - come afferma l'autrice - che per definizione pone una certa distanza, una interpretazione del soggetto che ci viene restituito se possibile ancora più vivo di un racconto in prima persona.
Quando leggo un libro di questo tipo mi piace soffermarmi su due aspetti particolari: il capo e la coda e cioè il titolo e le appendici (in questo caso in particolare l'indice dei nomi).
Come da sinossi: «Il termine Corsara viene accostato al Corsari degli scritti di Pasolini, in virtù della vis polemica incurante di ogni scandalo della Ginzburg. Ma alla fine non mi bastava: la sensibilità femminile non si sovrapponeva in modo così aderente ai furori profetici di PPP. Conteneva la consapevolezza e la capacità analitica del suo tempo travagliato, ma anche i retaggi non sempre ben accetti dell'essere figlia, sorella, moglie, madre (con il fardello appassionatamente portato di una figlia intellettualmente disabile). Non me la vedevo nei panni di una piratessa legalizzata attenta al proprio tornaconto (questo è il corsaro) e ho ritrovato più intrigante la definizione che ne dà Byron nel racconto Il corsaro citato all'inizio. Aveva occhi scuri, penetranti, femminili li definisce l'amico di una vita, il saggista toscano Cesare Garboli e non era bella ma ha saputo sedurre un'élite intellettuale maschile in letteratura ed editoria: un'impresa unica».
A riprova di ciò, nell'indice dei nomi in chiusura ritroviamo una serie impressionante di persone che a lei hanno dato e da lei hanno preso: Bobbio, Bollati, Calvino, Einaudi, Maraini, Morante, Moravia, Olivetti, Pavese e un'infinità d'altri tra cui Leone Ginzburg e Gabriele Boldini, che sposò, rispettivamente, in prime e seconde nozze. Nel libro si ripercorrono i luoghi, da Palermo dove nasce nel 1916, a Torino, a Roma. Lascia Palermo a soli tre anni quando la famiglia Levi (il suo cognome da nubile) si trasferisce nel capoluogo piemontese che farà da sfondo a Lessico famigliare, e conosce il futuro marito Leone Ginzburg che sposa il 12 febbraio del 1938 e da cui avrà tre figli. Le tragiche vicende della guerra culminano per Natalia con la morte di Leone, che non ha mai abbandonato i suoi ideali, e per questo muore in carcere nel braccio tedesco il 5 febbraio 1944. Piomba in uno stato di depressione che la porta sull'orlo del suicidio. A richiamarla indietro sarà, per oscura ironia, Cesare Pavese che la convince ad aggrapparsi al suo lavoro editoriale e di scrittrice e che morirà suicida nel 1950. L'anno dopo torna a Torino con i figli. È il 1950 quando sposa Gabriele Boldini da cui avrà una figlia, Susanna, gravemente handicappata e un figlio, Antonio vittima di una malformazione di cui morirà in tenerissima età. La Ginzburg si è ormai trapiantata a Roma dove rimarrà anche dopo la morte del marito, nel 1969.
Personalmente non amo troppo la monotonia inevitabile delle cronologie: i fatti in sé, tragici o coloriti che siano, non restituiscono il vissuto di una personalità, ne sono lo scheletro, ma sono il vissuto e le emozioni a rivestirli di carne e sangue. La vita di Natalia Ginzburg, così come ce la rende una biografia “all'osso”, ci restituirebbe l'immagine di una donna perseguitata dalle sciagure personali e dalla Storia, vittima del maschilismo che imperava anche nelle case editrici più illuminate, attaccata per le sue scelte politiche e per la pubblicistica polemica. Ma Natalia Ginzburg non è così. È una donna che rivendica in pieno la sua integrità intellettuale nel lavoro e nelle amicizie maschili e femminili che si sceglie. È una donna che attraversa con sicurezza e senza esibizionismi l'intellettualità del suo tempo e le vicende complesse di un'epoca eccezionale. Così come attraversa vari generi letterari: romanzi, commedie teatrali, racconti, articoli letture e persino incursioni, queste sì da «corsara», nel cinema e nella televisione.
In un universo maschile la sua voce va al di là degli stereotipi sessisti di ogni genere, ma si fa sentire alta e forte per quello che è: una persona formata sotto l'aspetto emotivo e intellettuale capace di aprire una finestra di chiarezza sul suo tempo con il rigore e talvolta l'asprezza di un'analisi profonda ma anche con una certa pietas, questa sì tutta femminile, per certe pochezze, per certe mancanze.
Oggi, in questo momento di difficoltà dai risvolti ancora sconosciuti, questo libro andrebbe letto da tutti, uomini e donne, perché questo modo di stare nel mondo, dritti senza ipocrisie, coerenti con le proprie idee con le quali confrontarsi continuamente, coraggiosi senza arroganza è l'unico modo che abbiamo di correre il mare in tempesta. E forse stiamo cominciando a capirlo.
La corsara-Ritratto si Natalia Ginzburg, di Sandra Petrignani, ed Neri Pozza, 2018, 461 pagine,.