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Tre, di Valérie Perrin

  Puro intrattenimento, ottimo. Dopo Il quaderno dell'amore perduto (bruttissimo il titolo italiano; suonava così bene in francese: Les Oubliés du dimanche  [I dimenticati della domenica])  e Cambiare l'acqua ai fiori , la Perrin torna a parlare di passato e di come il passato sia inevitabile vettore delle nostre vite, nel bene e nel male; come non possa cancellarsi; come possa essere rifugio e pietra al collo, consolazione e condanna. Banale? Un po', indubbiamente. Ripetitivo? Anche, forse. Ma devo dire che non mi stanca mai. È una di quelle autrici che non consiglio di leggere in modo "seriale"; penso che tra un libro e l'altro sia meglio inserire altre letture per non rischiare di cadere un po' nella reiterazione del meccanismo. Ma se si vuole "staccare il cervello" con letture di evasione, avvincenti e scritte bene, allora la Perrin per me è perfetta.  Con Tre ci porta a La Comelle , un paesino della Borgogna, uno di quelli da cui i ragazzi

La variante di Lüneburg, di Paolo Maurensig

  Ho trovato per caso, tra altri libri, sistemando una casa per affittarla, La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig . Incuriosita, non conoscendo l’autore né il titolo mi sono informata, scoprendo che è considerato un capolavoro nel suo genere. Beh, lo confermo. L’ho letto in un giorno, senza riuscire a staccarmene. Non amo etichettare i libri per genere, ma se dovessi farlo per questo, onestamente non saprei dove collocarlo. Inizia come un giallo, con la morte di un uomo d’affari e scacchista, Dieter Frisch , che viene catalogata come suicidio. Ma sul cui corpo viene ritrovata una scacchiera di stoffa, cosa che fa pensare invece più a un’esecuzione. Con un flashback del giorno prima della morte, ritroviamo Frisch in treno impegnato in una partita a scacchi con un collega. A un certo punto nello scompartimento entra un uomo, Hans Mayer , che comincia a raccontare una storia sul suo maestro-mentore-padre adottivo, Tabori , ex detenuto del lager di Berger Belsen che si scoprirà avere

Scomparsa, di Joyce Carol Oates

I libri della Oates sono grandi romanzi americani. Penso che su questo non si possa discutere, se non per gusto di polemica immotivata. Le vicende private delle famiglie di cui parla, sono lo specchio di una società egoriferita e malsana in certi reiterati comportamenti pubblici e privati, che parlano di un'intera cultura pur restando nei fragili confini delle mura domestiche. Questo Scomparsa è il quarto libro che leggo della Oates – dopo Il giardino delle delizie , I ricchi e Sorella, mio unico amore –  e in tutti ho trovato lo stesso schema significante. Il che non vuol dire che sono ripetitivi, tutt'altro, ma che hanno un chiaro stile che io chiamo, a carrello all'indietro: dal particolare all'universale. La letteratura che piace a me. Lo dico subito: questo commento è rivolto soprattutto a chi il libro l'ha letto perché contiene spoiler, per forza di cose; perché con un libro così è inevitabile qualsiasi cosa si dica, e in fondo non è poi così importante; ma