Il libro si apre con le parole del 1951 di Ernst Lothar: «Il presente romanzo è basato su un diario manoscritto che mi è stato consegnato nel 1940 a New York». La storia è dunque vera anche se l’autore precisa di aver cambiato i nomi dei personaggi, o avere usato le iniziali puntate, per tutelare le persone allora ancora in vita.
La storia si svolge in un triennio – dal 1938 al 1940 – più una Lettera dell’autrice del diario scritta tempo dopo, in forma di diario, scritto dalla protagonista, Françoise (Franzi) Langer. Franzi odia i nazisti. Per questo decide di lasciare la sua Vienna occupata dai tedeschi e andare a vivere a Parigi, dove lavora – senza permesso – per la Rko. A casa lascia i genitori e K., il suo fidanzato, che dovrebbe presto sposare. Ma lei si innamora di Pierre Durand, un giornalista dalla penna affilata come un rasoio, colto, coraggioso, che però è sposato con una donna determinata e altezzosa, Germaine, e con lei ha due figlie piccole, Suzie e Margot. Franzi aspetta un figlio da lui, che è ancora sposato. Un bel pasticcio a quell’epoca (e in fondo anche adesso).
La prima parte del romanzo si concentra sul divorzio difficile di Pierre e Germaine, difficilissimo, ma necessario per coronare il suo sogno d’amore: sposare Franzi e fare da padre ufficialmente al suo bambino, Charlie. Peccato che dopo poco tempo di enorme felicità Pierre debba partire per la guerra... e allora tutto cambia, per tutti, per Franzi e per il mondo. Ma Franzi è coraggiosa e affronta tutto, facendo l’infermiera di guerra, crescendo il suo bambino, appoggiandosi ai cari amici Elinor e Charlie e ai genitori che nel frattempo l’hanno raggiunta a Parigi, scappando da una città, Vienna, sempre più tedesca, sempre più arresa, sempre più piegata... e spesso, neanche dolorosamente. Franzi detesta la piaggeria e la mollezza del suo popolo, ma sarà presto costretta a rendersi conto che tutto il mondo è paese e anche i suoi amati francesi, davanti ai privilegi, si fanno andare bene qualsiasi boccone, anche quello amarissimo del nazismo. Sempre coerente con sé stessa, coraggiosa, piena di vita e di ideali, Franzi vive la sua vita sempre con la speranza, ribellione e testa alta... fino alla fine...
Penso che ormai la capacità di stupirsi sia stata sistematicamente annientata in ognuno di noi, e più va avanti questa orribile tendenza a ritenere tutto possibile, più smette di esistere la civiltà, che a mio parere deve fondarsi sul presupposto che certe cose siano impossibili.
Questo Una viennese a Parigi è un romanzo bellissimo, potente, raffinatissimo, e se si pensa che è stato scritto da un uomo, anche molto “moderno”. Non dimentichiamoci che è un libro pubblicato per la prima volta in America nel 1941, poi nel 1942 e solo nel 1951, quindi ovviamente a guerra terminata, a Vienna. La trattazione del divorzio e della gravidanza di Franzi, la mentalità aperta e libera di lei e della sua famiglia, la tenacia di Pierre che va incontro al disonore divorziando... sono tutti temi che per noi sono “acqua fresca”, forse, ma Lothar l’ha scritto negli anni Quaranta! Ricordo che Lothar, per le sue origini ebraiche, fu costretto a scappare da Vienna e a rifugiarsi negli Stati Uniti, di cui diventò cittadino nel 1944, ma tornò in patria già nel 1949 come consulente per la denazificazione delle arti in Austria per conto del governo americano. Qui, a casa sua, dovette vedersela con un vivissimo antisemitismo e con il fatto che gli esuli venivano visti come traditori per aver abbandonato la patria. Ma lui, seppure pesantemente attaccato, restò, votando la sua vita a una rifondazione culturale profonda che tenesse conto delle radici asburgiche dell’Austria. Lavorò per il Burgtheater e per altri festival teatrali di importanza mondiale. Fu un grandissimo e questo romanzo è la prova della sua penna, capace di scavare nell’animo umano, fino a dove ribollono gli ideali, l’orgoglio, la fierezza di appartenere a un popolo libero e integro. Una grande, grande romanzo.
Da appuntarsi: leggere Therese di Arthur Schnitzler, che Franzi cita spesso.
Una viennese a Parigi, di Ernst Lothar, edizioni e/o, 2018, 503 pagine. Traduzione di Monica Pesetti. Da leggere, per completezza, la Nota Ernst Lothar, uno scrittore di genio che ripercorre la vita dell’autore e la vicenda editoriale del romanzo.