Conosciamo solo la centesima parte di ciò che ci accade.
Non sappiamo quale piccolo frammento di cielo paghi tutto questo inferno.
William Gaddis, Le perizie
Quella di Verhoeven doveva essere una trilogia, composta da Irène, Alex e Camille; e così in effetti è. Poi però, in occasione del sessantaseiesimo anniversario di Le Livre de Poche il suo editore commissiona a Pierre Lemaitre un libro celebrativo da dare in regalo ai lettori. Lemaitre aveva questa storia in saccoccia e decide di tirarla fuori per l’occasione e di affidarla a Camille Verhoeven, di cui aveva già scritto il capitolo finale (Camille, appunto) ma al quale voleva dare un ultimissimo saluto, a modo suo. E così, questo “piccolo” romanzo, Rosy & John, vede la luce un anno dopo la chiusura della trilogia, ma i fatti narrati precedono quelli del tempo della narrazione. Protagonisti un “dinamitardo” in erba, John, che dopo l’esplosione di una vecchia bomba della guerra nel centro di Parigi – che per fortuna non fa vittime – , dichiara di averne piazzate altre 6 e che ne farà esplodere una al giorno fino a che sua madre, Rosy, in galera per omicidio, non verrà rilasciata. Camille viene rimbarcato in squadra, e ritrova così Armand, Louis, Le Guen eccetera, dopo gli scioccanti fatti di Irène e Alex e porta a termine l’indagine, mettendo le basi per quelle che saranno le vicende di Camille. Conosciamo inoltre, in modo molto accennato, Anne Forestier, che sarà poi la protagonista dell’ultimo capitolo. Una sorta di romanzo-ponte post litteram, insomma, che porta dritti dritti all’ultimo capitolo, forse il più intenso, quello che, come in ogni serie che si rispetti – e questa si rispetta moltissimo! – chiude la vicenda di Camille Verhoeven con una soluzione finale, una chiusura interiore e una catarsi umana e professionale.
I tormenti del “piccolo grande” poliziotto, avranno pace? Forse. Sicuramente alcuni fantasmi la troveranno e l’anima potrà, un po’, riposare.
In Camille, infatti, tornano vecchie conoscenze, che incontreranno il proprio destino, e, come sempre, niente e come sembra. Camille avrà a che fare con una rapina che coinvolgerà in modo molto violento una persona a lui molto cara. Anche qui, di più non posso svelare perché svelerei automaticamente anche i finali degli altri capitoli. Basti sapere che forse neanche le persone più vicine a Verhoeven sono quello che dicono di essere, ma non è una novità per il Nostro, che sembra circondato da traditori e da falsi collaboratori. È un po’ il leitmotiv della serie dall’inizio, piuttosto comune nei libri thriller e gialli in generale. Ma la scrittura di Lemaitre è particolare, intensissima, mescola terza e prima persona con una nonchalance veramente ammirabile. Tira dentro nella storia da subito, senza lasciare spazi al riposo del lettore come dei protagonisti. È uno scrittore francese molto americano, perdonatemi questa osservazione che può sembrare barbara per gli amanti della letteratura europea; ma il ritmo è molto americano, incalzante con poco spazio per la riflessione interiore, anche se c’è, indubbiamente. È tutto svelato molto più dall’azione che dal soliloquio, ma nei libri di Lemaitre c’ spazio per tutto. E tutto trova posto. È placa le anime. Anche quella di Camille.
Consiglio la lettura della serie in ordine cronologico:
Rosy & John, di Pierre Lemaitre, Mondadori, 2015 (2013), 117 pagine. Traduzione di Stefania Ricciardi
Camille, di Pierre Lemaitre, Mondadori, 2015 (2012), 294 pagine. Traduzione di Vittoria Vassallo