Gioca Franck Thilliez. Gioca con la psiche e con l'onirico; gioca con il tempo; gioca con le parole; gioca, banalmente, con il lettore. Alla fine dei suoi romanzi ci sono dei giochetti da fare, per completare l'esperienza: un'esperienza di lettura che va oltre la trama e oltre alla scoperta della soluzione dell'intreccio. Che rimanda sempre a un tempo oltre la narrazione e che ti dice: può succedere anche a te. Occhio, che la mente è fragile; occhio che quello che c'è nel profondo di te stesso non lo sai davvero; il tuo inconscio può giocarti brutti scherzi e farti credere di tutto... Destabilizza Thilliez, perché ti dice: attenzione, non tutto quello che ti fa male è altro da te.
Thilliez scrive di donne/vittime che si assomigliano tra loro e di uomini/carnefici pieni di ossessioni, non risolti, violenti in modo caotico; ma attenzione! Le donne non sono fragili, anzi, sono guerriere costruttrici di corazze, all'interne delle quali vengono eretti mondi. La Abigaël de Il sogno è origine e chiave della sua storia: psicologa criminologa, narcolettica, cataplettica, un padre poliziotto e una figlia adolescente; “la psichiatra”, la “giornalista”, “la scrittrice”, “la rapita”, in Labirinti, creano una massa di avvenimenti che rotolerà come un macigno lungo una collina schiantandosi su una verità distruttiva e salvifica allo stesso tempo. Perché le donne di Thilliez vincono, sempre (almeno in questi due libri, ma li leggerò tutti naturalmente, ne sono diventata dipendente).
Non posso dire niente sulle trame, niente di niente. Qualsiasi cosa si dica è uno spoiler. Anche la minima cosa. Per cui mi limiterò a una nota sulla scrittura – straordinaria – di questo autore francese, che dov'era stato fino adesso?! Per fortuna Fazi Editore ha cominciato a pubblicarlo! Grazie Fazi!
In Labirinti, la struttura è tendenzialmente canonica: scritto in terza persona, ogni capitolo racconta di un personaggio, parallelamente.
Il sogno, invece è un Pulp Fiction letterario. Lungo una linea del tempo visualizzata all'inizio di ogni capitolo, la narrazione va avanti e indietro, con continui rimandi, salti nel tempo, flashback nei flashfoward e flashfoward nei flashback... fino alla (devo dire insospettabile) conclusione.
In entrambi qualcosa si intuisce e qualcosa no, ma non è questo l'importante. È l'analisi dell'animo umano sotto stress il vero protagonista e ci sono elementi comuni a entrambi: la presenza di psicologi, come comprimari o come veri e propri protagonisti come nel caso di Abigaël; un evento traumatico che cambia per sempre la vita psichica dei personaggi; protagoniste donne in balia di se stesse e di carnefici ossessivi; l'importanza del tempo - in varie forme - che influenza la vita quotidiana.
Sono libri da leggere d'un fiato, impossibili da lasciare sul comodino, che portano in un mondo altro fino a un certo punto, perché tutti abbiamo a che fare ogni istante della nostra vita con l'inconscio, con quello che esso protegge, custodisce, non ci fa vedere se non a sprazzi: sprazzi di terrore che però, alla fine, ci salvano. Stupendo autore!
Note a margine: Ne Il sogno, Thilliez cita Apocalypse Now, film a me molto caro perché soggetto della mia tesi di laurea. In particolare parla della prima sequenza in cui il capitano Willard (Martin Sheen) delira in preda ad alcool e droga nella sua camera d'albergo. Una curiosità: Sheen arrivò sul set realmente alterato e la scena non fu recitata. Coppola si limitò a filmare il delirio reale dell'attore. Vedi Viaggio all'inferno, documentario sul film girato da Eleanor Coppola, moglie del regista (io dovetti girare mezza Milano per trovare la Vhs in uno sperduto negozietto di noleggio sotto la metro del Duomo, ora è comodamente visibile su Amazon Prime Video).
PS Detto tra noi, bellissimi entrambi, ma mi è piaciuto di più Il sogno.
Il sogno, di Franck Thilliez, Fazi Editore “Darkside”, 2020 (2016), 507 pagine (+ un capitolo online).
Labirinti, di Franck Thilliez, Fazi Editore “Darkside”, 2023 (2022), 333 pagine.
Entrambi tradotti da:di Federica Angelini