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Belle Greene, di Alexandra Lapierre

 


Accogliamo ancora una volta il commento di Antonella Cicalò

Un romanzo in chiaro-scuro nel senso anche letterale del termine. È la biografia di Bell Greene da Costa, scritta da Alexandra Lapierre per edizioni e/o.

Lapierre asseconda la sua passione per lo scavo in vite di donne tento eccezionali quanto poco conosciute. Ma nella vita di Belle c'è qualcosa in più: l'essere nera nell'America segregazionista.

Belle, come altre e altri, è geneticamente nera, ma all'apparenza è bianca a tutti gli effetti. È addirittura figlia di un noto attivista antisegregazionista “di successo”: il primo a laurearsi alla prestigiosa Oxford e a diventare avvocato. Ma non per questo abbandonerà la comunità, anche se si allontanerà totalmente dalla famiglia. Soprattutto non compirà mai il salto dalle sue origini alla società dei bianchi, che invece vedrà Belle pronta, insieme alla madre e ai fratelli, a entrarvi a pieno titolo.

Siamo tutti consapevoli del problema razziale mai risolto negli Stati Uniti, ma forse non a prendere atto che fino al 1964 una sola goccia di sangue nero nelle vene comportava una segregazione umiliante anche per persone che attraverso le generazioni nascevano bianche e talvolta addirittura bionde come la sorella di Belle (la cosiddetta One Drop Rule). Il salto, chiamato passing, che avveniva nella menzogna e nella clandestinità, comportava se scoperto pene capitali. Gli ex schiavi liberati lo erano di fatto a vita. Il prezzo per Belle e la sua famiglia comporta rinunce gravissime: niente mariti, niente figli (non si può anticipare il colore del nascituro). Non spoileriamo nulla se affermiamo che in questo giuramento familiare risiederà la tragedia della protagonista.

Ma intanto Belle si inventa un nome e una storia plausibile. È bruna e dunque si ammanta di nobili origini portoghesi che spiegano il colore ambrato della pelle. È bella e intelligentissima con una smodata passione per i libri rari e le raccolte bibliografiche. La sorte la metterà sulla strada di J.P. Morgan e poi di suo figlio. Cogliendo il meglio da mentori e amanti, tra cui il celebre critico d'arte Berenson, e sempre salvaguardando il suo segreto, diventerà la protagonista della cultura internazionale del primo Novecento, fino al conferimento pubblico della stupefacente Biblioteca Morgan di New York.

Il libro è accattivante come un romanzo ma concede poco alla fantasia, basato com'è su una solida e puntigliosa ricostruzione storica, come documenta l'ampio materiale iconografico, bibliografico e le fonti inedite.

Attraverso il collezionismo e le aste internazionali a caccia di tesori si percepisce l'amore assoluto della cultura classica della giovane America, il mecenatismo quasi ossessivo dei suoi miliardari, il culto della modernità nell'industria, nei trasporti, nell'edilizia. Belle, con i suoi tormenti, è al centro di questo vortice; da Londra, a Parigi, all'Italia, non si risparmia in nessun difficoltà, si fa carico della famiglia con energia inesauribile, educa continuamente se stessa al bello. Pretende e ottiene come donna il massimo rispetto professionale, arriva a un vertice inimmaginabile, ma non otterrà la comprensione del padre amatissimo, che rivedrà solo una volta.

La morte la lascerà misericordiosamente all'oscuro dei motivi del suicidio del figlio acquisito, biondo e bello, amato più di un figlio naturale, ma questo è riservato alla lettura.

L'opera di Belle Greene nella cultura americana sarà celebrata nel 2024, in occasione del centenario dell'apertura al pubblico della Morgan Library di New York. Allora, nonostante il falò di documenti che Belle organizzò per proteggere il suo segreto oltre la morte, tantissima documentazione verrà prodotta. Tutta alla luce del sole, finalmente.

Belle Greene, di Alexandra Lapierre, edizioni e/o, 2021, 528 pagine. Traduzione di Alberto Bracci Testasecca. Alla fine del libro ci sono delle bellissime immagini, dipinti, fotografie, di Belle e dei "suoi" uomini e una ricca bibliografia per approfondire la sua vita e i temi storico-sociali legati a essa

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