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Il giardino dei mostri, di Lorenza Pieri


Prendo in mano questo libro (proveniente dalla preziosa libreria della mia preziosa amica Alessandra, grazie!) dopo aver abbandonato per insostenibilità della scrittura, L'artista delle donne di Pia Rosenberger, una biografia romanzata (troppo e male) di Niki de Saint Phalle. Il libro l'ho mollato, ma dell'artista mi sono incuriosita molto. Una donna anticonformista, ribelle, profondamente consapevole del suo essere donna e artista, visionaria, ostinata... I suoi amori, i suoi dolori, la sua vita eccentrica e sempre sul filo del rasoio, la sua rabbia... il tutto sublimato in opere di grande impatto visivo ed emotivo. Sparava ai suoi quadri per sparare simbolicamente alla sua vita, a suo padre che le aveva usato violenza, ai suoi affetti. Faceva sparare al pubblico delle sue esposizioni a sacchetti di colore che “sanguinavano” colore sulle tele; le sue Nanas sono pazzesche: grandi donne “praticabili”, da cui il pubblico poteva entrare e uscire; e soprattutto, opera geniale e grandiosa, il Giardino dei Tarocchi, che Niki realizzò a Capalbio (Gr) in vent'anni, e nel quale visse, all'interno dell'Imperatrice, insieme a un'équipe di artisti e operai.

L'Imperatrice, casa-scultura di Niki all'interno del Giardino dei Tarocchi.

Ma veniamo al libro, di cui Niki non è la protagonista, ma una comprimaria di grande spessore. Protagonista è invece Annamaria Biagini, figlia di allevatori di cavalli improvvisatisi con successo ristoratori, la cui cugina Giovanna lavora appunto nel Giardino dei Tarocchi, luogo misterioso da cui stare alla larga perché abitato, si dice in paese, da hippy dediti alla droga e a pratiche immorali. 

Durante una passeggiata a cavallo da lei guidata, Annamaria conosce Lisa, bellissima ragazza romana, figlia di Filippo e Giulia Sanfilippi. Filippo è un politico abbastanza in vista, che diventa socio del padre di Annamaria, Sauro, detto il Re, uomo volitivo, perennemente infedele alla moglie Miriam, amante della moglie di Filippo, Giulia (e di altre mille non importanti per questa storia). Dicevamo che Annamaria e Lisa si ritrovano a entrare nel Giardino dei Tarocchi di nascosto e a incontrare Niki. Da allora la vita di Annamaria non sarà più la stessa, un po' perché Niki le parlerà di arte e di donne in modo da dare ad Annamaria un altro punto di vista sulla vita, molto più interessante di qualsiasi altro punto di vista di campagna; e un po' perché con il tempo - e una serie di eventi - Annamaria si accorgerà di essere innamorata di Lisa, con tutto ciò che ne consegue in famiglia e dentro di lei. 

Una insospettabile in un posto insospettabile, che pensa delle cose e ne dice altre per mantenere fede all'immagine di come dovrebbe essere, di come se la aspettano gli altri, di come ormai è diventata a furia di immedesimarsi. Questa formula, “essere se stessi”, è così ridicola. Nessuno vuole far vedere chi è veramente, tutti ci nascondiamo dietro quello che vogliamo gli altri vedano di noi.

Annamaria ha anche un affezionatissimo fratello, Saverio, ribelle, ostile al padre, orgoglioso, che troverà in Niki la sua nemesi.  

Il libro è un susseguirsi di eventi, ma soprattutto un campionario di tipi umani a tuttotondo, che incarnano debolezze ed estremismi. Alla mentalità piccina e un po' gretta dei Biagini, fa da contraltare quella intellettualoide e un po' snob della classe politica romana dei Sanfilippi (il figlio Luca è l'emblema della spocchia tipica dei figli di, molto in voga tra il “pariolame” anni Ottanta). Annamaria è insicura, si crede brutta e si innamora di una ragazza molto bella e molto vanitosa, come se cos' facendo si innamorasse di tutto ciò che lei non è; Saverio è un palestrato un po' montato che accusa il padre di essere un servo dei Sanfilippi, ma poi si fa beccare a spacciare droga per un personal trainer sfigato; Lisa fa la superiore, conosce la crème de la crème romana, ma poi fa sesso di straforo in un bugigattolo con il fratello di Annamaria, palestrato ignorante; Sauro fa il signore che offre cene ai politicanti vip nel suo locale con le fatiche della moglie in cucina, mentre si fa, letteralmente, tutte le donne che incontra, compresa la moglie del suo cosiddetto migliore amico e socio, complice la sua rude bellezza da smargiasso; Miriam fa la Madre Coraggio, ma non ha remore a chiedere favori a chi reputa un delinquente; mentre il presunto delinquente di comporta da amico e da brava persona, ma trasforma una buona azione in un ricatto, da bravo politichello di serie B. Alla fine l'unica a uscirne davvero bene è Giulia, che nonostante le corna al marito, dimostra di avere un cuore...  

Io mi sento invece più concentrata su quello che siamo noi, la mancanza di tragedia che ha caratterizzato i nostri anni ci ha trasformati in qualcosa che non ci piace più. Siamo scollati dalla realtà e vorremmo vivere al posto degli altri le opportunità di liberazione che la mia generazione non ha vissuto o ha malamente sprecato.

Intorno a queste prove di bassa umanità che si crede grande, si muovono le famiglie che contano davvero (come gli Agnelli). E Niki de Saint Phalle che lavora, da dentro una scultura, in apparenza lontana dal mondo è quella che lo conosce meglio, con le sue brutture a cui spara e le sue bellezze che celebra con la sua arte. 

È un libro molto bello, scritto con eleganza e forza, pieno di cose e di stimoli; pieno di riflessioni, soprattutto su quello che si vede e quello che si percepisce, su quello che si è e quello che si sembra. Come fa l'arte: scardina.  

Il libro è diviso in capitoli intitolati con i nomi delle carte dei tarocchi e il loro significato. Bello. 

Note a margine: due appunti; uno personale: due dei cavalli che compaiono si chiamano Pallino e Pinocchio, il nome che avevano due cavalli che montavamo da piccole io e una mia amica. Mi ha colpito. L'altro: a un certo punto Saverio dice: «Avevo un'avvocata»... Ora, io capisco l'afflato per la lingua al femminile che abita i nostri giorni, ma in quell'epoca - si adombra siano gli anni Ottanta, sul finire - dubito che avrebbero mai parlato così... ecco, l'ho notato...

 Il giardino dei mostri, di Lorenza Pieri, edizioni e/o, 2019, 315 pagine.


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