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Il miniaturista, di Jessie Burton


Oddio, com'è difficile scrivere qualcosa su Il miniaturista. Me l'ha consigliato un'amica che lo sta centellinando perché non vuole finirlo. La ammiro perché io l'ho bevuto in due giorni. L'autrice ha avuto l'idea del libro dopo aver visto al Rijksmuseum di Amsterdam la Casa delle bambole di Petronella Oortman.

Si capisce che Jessie Burton, americana classe 1982, è un'attrice. Si capisce dal modo che ha di disegnare personaggi e ambienti e di dividere i capitolo come fossero scene di un copione: spazio, clima, numero di personaggi, dialogo. Tutto molto chiaro con entrate e uscite precise, azioni e reazioni, inizio-svolgimento- fine. Ma nonostante la meticolosità della costruzione, la storia risulta liberissima e la narrazione perfettamente ritmica. 

La vicenda si svolge interamente ad Amsterdam, nel 1686 in un arco di pochi mesi, ed è complessa, con molti piani che si intersecano e molti temi toccati. Petronella Oortman, Nella, una semplice ragazza della provincia olandese, va in sposa a un ricco e famoso mercante di Amsterdam, membro di spicco della Voc, la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, Johannes Brandt per iniziare la sua nuova vita da moglie. Ad accogliere lei e il suo pappagallino Peebo, la cognata Marin che vive in una grande casa nel quartiere più chic della capitale con la domestica Cornelia e il negro Otto. Marin è altera, fredda e scostante e Nella non si sente per niente accettata in quella grande casa. Il marito non c'è, lo aspetta per giorni e quando arriva non sembra intenzionato a godere dei suoi privilegi matrimoniali. Nella si sente sola, non desiderata e a tratti decisamente respinta. Ma Johannes, come regalo di matrimonio le porta uno stipetto, molto bello, in legno con inserti in peltro e tartaruga, che riproduce fedelmente la casa in cui vivono. Quello sarà l'inizio di un "gioco" inquietante, ma stimolante. 

La casa delle bambole di Petronella, in mostra al Rijksmuseum

Piano piano Nella si conquista la confidenza e la fiducia di Marin e Cornelia, ma i segreti della famiglia sono tanti e ben nascosti e hanno molto a che fare con il sesso e con la moralità di una Amsterdam in grande spolvero, capitale commerciale di un'Europa competitiva e strangolata dalla morale della Chiesa, che detta legge non solo tra le lenzuola, ma anche tra i libri mastri dei mercanti. I personaggi di contorno sono forti, "utili": Agnes, Frans, Jack, HannaPellicorne... 

Nonostante alcune cose siano prevedibili, non essendo il libro un giallo, la storia è molto intrigante. La Burton ha una capacità pazzesca: quella di saper creare mondi e situazioni nei silenzi. Alcune scene sono costruite in modo magistrale: l'incontro tra Nella, Marin e Jack per esempio; o quelli tra Nella e Johannes nelle varie tappe del loro rapporto; e la costruzione dell'amicizia "forzata" tra Nella e Marin (chi ha letto sa, chi non ha letto saprà). Per non parlare di quella dei singoli personaggi, che sono coerentissimi nel loro presente e nel loro passato. E il miniaturista? Quello è il fil rouge occulto, un qualcosa che non viene mai svelato, ma che cuce tutte le singole scene... un meccanismo narrativo efficace e curioso. Anche se avrei preferito che si svelasse un po' di più del suo reale nella vicenda, oltreché nella tecnica di narrazione... 

Ma la cosa veramente interessante è l'ambientazione, questa Amsterdam che si crede il centro del mondo, e lo è stata, sicuramente per un periodo, piena di preti e giudici che si consideravano l'unica guida spirituale di ogni individuo. Una moralità malata che minava alla radice proprio ciò che voleva proteggere. 

Chi non ha orizzonti cerca di restringere i vostri.

Ipocriti trinariciuti che si permettevano (usiamo il passato?) di mettere bocca nelle questioni private delle persone, corrotti, marci. Immagino poi che visto come trattavano i teatranti, considerati moralmente avariati, all'autrice sia un tema a maggior ragione, molto caro.

È inglese, è un sodomita e faceva anche l'attore. Non riesco a pensare a tre cose che i nostri borgomastri odino di più.

E poi, fondamentale, il ruolo della donna, vera eroina del romanzo. Donne che scelgono di essere padrone del loro destino e della loro ricchezza, come Marin, pronte a pagare il proprio scotto con la vita; che tengono i fili degli affari anche se sembrano secondarie, come Hanna; capaci di fedeltà e riconoscenza estreme come Cornelia; competenti e dure nel proprio lavoro come Lysbeth; deboli, ma consce del proprio potere come Agnes. E Nella, che perde moltissimo, ma acquisisce un ruolo e lavora per esserne degna, sempre di più. E chissà le miniature che mistero celano... e chi, soprattutto... 

È un libro di donne, questo, più femminista di tanti romanzi femministi dichiarati. Un libro molto bello, molto denso, molto particolare, dove Storia, mistero, sentimenti fortissimi, segreti inconfessabili si rincorrono in una narrazione intensa che fa storcere il naso davanti alle assurdità del passato e riflettere su quelle del presente. Con un regalo finale, pieno di speranza...

Note a margine con SPOILER!: Ho trovato stupende nella loro crudeltà e ipocrisia, le pagine del processo, che mi hanno ricordato moltissimo il processo a Oscar Wilde, che è splendidamente raccontato in Ascesa e rovina di Oscar Wilde (edito da Cue Press), dove è compreso il testo teatrale Atti osceni in cui Moisés Kaufman fa una cronaca del processo per sodomia a Wilde. Un libro bellissimo che consiglio come lettura a seguire. C'è anche lo spettacolo teatrale, Atti osceni. I tre processi di Oscar Wilde, prodotto dal Teatro Elfo Puccini, con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, che se tornasse in scena, è splendido (con un grandissimo Giovanni Franzoni a interpretare Wilde). 

Il miniaturista, di Jessie Burton, Bompiani, 2014, 426 pagine. Traduzione di Elena Malanga. Alla fine del libro si trova un glossario dell'Olanda del XVII secolo e una piccola guida economica per orientarsi nel mondo mercantile dell'epoca. Tutto interessante e utilissimo per completare il quadro storico. 

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