Non conoscevo Leavitt e mi sono fatta tentare da Il decoro durante la promozione Feltrinelli dalla sinossi; è stato quindi un acquisto d'istinto. Non sempre ci azzecca, ma in questo caso è stato bravissimo, perché è un libro non solo bellissimo, scritto benissimo, ma soprattutto molto intelligente e, appunto, elegante.
«Decoro - 1. Dignità che nell'aspetto, nei modi, nell'agire, è conveniente alla condizione sociale di una persona o di una categoria». La categoria in questo caso è l'upper class americana che deve fare i conti con la vittoria di Trump alle disastrose elezioni del 2016. La storia ruota intorno alla figura di Eva Linquist, così come il mondo degli altri protagonisti del romanzo, che continuano a parlare di lei, contemporaneamente chiedendosi perché continuano a parlare di lei. Ma lei è indubbiamente il magnete che tiene insieme gli altri corpi con la sua forza d'attrazione, sebbene non si comprenda mai da cosa derivi questa forza. Eva, moglie di un manager di successo, Bruce, con cui vive senza figli e con tre cani di razza terrier Bedlington, in un mega-appartamento in Park Lane, una vita passata a ristrutturare case che compra e lascia con disinvoltura, organizzatrice di salotti letterari e serate mondane, è capricciosa, un po' altezzosa, a tratti maleducata. È proprio sua la folgorante battuta con cui si apre il romanzo:
Vi andrebbe di chiedere a Siri come assassinare Trump?
Il gelo che scende sulla conversazione e il brillante, graffiante e molto divertente dialogo che ne segue tra gli altri protagonisti della vicenda, è il leitmotiv di tutta la narrazione. Sì, perché il decoro spesso sembra essere accompagnato da quella rigidezza brinata che spesso ricopre le persone di quella classe sociale così attenta alle apparenze e così poco ai cuori e alle anime. E così, ogni personaggio del romanzo vive una doppia vita tra quello che deve mostrare al suo "pubblico" di amici e collaboratori (e uso la parola pubblico a proposito), e ciò che invece muove il proprio istinto e la propria umanità. Casi lampanti su tutti: Bruce, il marito di Eva, che adora la moglie e acconsente a ogni suo capriccio, ma che intanto porta avanti e indietro dalla clinica per la chemioterapia la segretaria sfortunata, con un cancro, un marito che l'ha lasciata e due figli tremendi (figlia che entra ed esce dalla galera) e a cui regala 200.000 euro. O Jake, arredatore gay delle case dei ricchi di Manhattan che nasconde un doloroso passato...
Motore dell'azione, la ferrea volontà di Eva di comprare un appartamento a Venezia per scappare dal disastro che è sicura di abbatterà sull'America con l'elezione di Trump. Da notare che a un certo punto si scopre che manco è andata a votare a quelle elezioni perché c'era troppa coda, diventando così metafora di quella ipocrisia tipica di certa gente per cui una cosa non deve succedere, ma che non si scomoda di un millimetro per evitare che succeda. E in più Eva è disposta a spendere cifre da capogiro - a cui si sommano assurdi extra come il pianerottolo e il giardino decadente - ma condanna la ricchezza trumpiana e tutta una parte sociale che disprezza pur appartenendovi nella peggiore delle accezioni.
Tipico, direte. Esatto, tipico. Il decoro è un romanzo sui classici atteggiamenti di una categoria sociale ben precisa, riconoscibilissima a ogni riga, portatrice di contraddizioni che sono alla base della società americana nel suo complesso. È tendenzialmente un romanzo dialogico, in quanto lo spazio per le descrizioni di luoghi, persone, situazioni e stati d'animo è risicato, mentre folgoranti sono i dialoghi che avvengono a ritmo serrato tra i protagonisti. Una nota particolare per il rapporto che si instaura tra il marito e il vicino di casa, elettore di Trump, che Eva detesta e che invece Bruce cerca di conoscere meglio, arrivando a capire che per certi versi non sono poi così diversi. Dialoghi veramente di un gusto sopraffino.
La scrittura è sobria e asciutta, capace di trascinare dento un ambiente e un'atmosfera senza fronzoli, con tanta intelligenza e pulizia. Decoro, anche nella scrittura, ma un decoro "nudo", trasparente, che mostra tutta la trattenuta passione che sta appena dietro una scalfitura alla freddezza.
«Questa conversazione non ci sta portando da nessuna parte» disse Min.
«Al contrario, ci sta portando in un posto», replicò Jake. «Solo che è un posto dove nessuno di noi vuole andare».
Da notare anche il ruolo dei cani, strepitoso nella sua semplice efficacia: ogniqualvolta qualcuno sente il bisogno di allontanarsi per togliersi dall'impiccio, porta fuori i cani, come se questi fossero stati presi apposta per avere una via di fuga, oltre che per il fatto che sono bellissimi e di razza purissima, naturalmente. Inoltre i cani fanno la pipì sui divani, svelando la parte sporca e decadente che viene nascosta dal profumo per ambienti e dalle tappezzerie sempre nuove. Il marcio sotto la scorza brillante, insomma.
I personaggi sono molto ben disegnati, ricchi di contraddizioni e sfumature, impegnati a ribadire costantemente la propria cultura e conoscenza del mondo, ma con lacune gigantesche, scandali e "non detti", miserie malcelate (come la proprietaria del palazzo di Venezia che in realtà è senza un soldo, o la riccona che ha appesi Canaletto falsi spacciati per autentici). E al centro di tutto e tutti, Eva, che vuole vivere a Venezia, perché è bellissima, pura e lontanissima da quella profonda ipocrisia di cui lei è emblema vivente.
Il finale nasconde una sorpresa che non svelo, ma che ulteriormente lascia intravedere la profonda verità dei sentimenti umani che si cela dietro la fredda cortesia e bellezza del decoro.
Un libro bellissimo e profondamente intelligente.
Note a margine: In generale il romanzo mi ha profondamente ricordato Cechov, soprattutto Il giardino dei ciliegi (per me la sua opera maggiore). Nel Giardino la casa diventa simbolo di un mondo che muore e che passa ad altro, al progresso; che spolvera dalle proprie stanze la patina di antica nobiltà ormai fanè regalando a chi ci abitò la libertà che nasce dall'abbandono e dalla sconfitta. Come non fare un parallelo tra Eva e la Andreevna, quando esce dalla vecchia casa piena di ricordi, ma anche di guai per andare incontro, fiduciosa, a un futuro diverso e misterioso? Come non accostare l'abbattimento finale dei ciliegi all'abbattimento della democrazia americana a opera della scure-Trump, mentre un'intera famiglia/classe sociale viene allontanata da ciò che era suo? E il monologo di Trofimov, «Tutta la Russia è il nostro giardino...», mi è venuto in mente pensando al parallelo tra le vicende personali dei protagonisti de Il decoro e quella situazione di imbarazzo in cui si è trovata l'upper class davanti all'elezione forse più nociva della storia americana contemporanea... Forse un po' azzardato, ma ho avuto Cechov ben presente tutto il tempo di questa appassionante lettura, che come la letteratura di qualità è in grado di parlare di persone sfondando i muri delle case e trasformando i personaggi in archetipi sociali. Chapeau!
Il decoro, di David Leavitt, Universale Economica Feltrinelli, 349 pagine. Traduzione di Fabio Cremonesi e Alessandra Osti
Il gatto nella foto: questi piccoli multipli d'arte seguono i percorsi immaginati dall'autrice, Antonella Cicalò, ma possono interpretare anche il flusso dei pensieri del committente che darà così lo spunto per realizzare il suo personale “gatto maestro”, unico e irripetibile. Questi collages sono realizzati con frammenti di riviste letterarie e da collezione, stagnola, legno da recupero e componenti industriali del pet food. Ogni pezzo è unico. Per visitare il suo sito, qui !