Passa ai contenuti principali

Partire è un po'... leggere sul divano



Soffro di ansia anticipatoria da partenza. Non da sempre, ma da abbastanza tempo per poter dire che è una brutta cosa che limita moltissimo la vita e le esperienze possibili. Non mi piace sentirmi in gabbia, quindi ho sempre cercato di combattere questo handicap (perché di handicap si tratta) e di viaggiare lo stesso, per quello che la mia testa incasinata mi consente. Ce l'ho fatta (quasi) sempre. Ho imparato a conoscerla questa maledetta compagna di vita e so come mettermi nelle condizioni migliori per affrontarla: facendo viaggi piccoli, possibilmente non in capo al mondo, mettendomi nelle condizioni di essere il più serena possibile. Preferisco il treno o la macchina, preferisco non stare via per lunghi periodi, preferisco gli alberghi con la reception 24 ore... insomma, cerco di rendermi la vita più facile e di fare comunque delle cose, per nutrire comunque la mia mente e il mio bagaglio esperienziale pur convivendo con un problema. Ho imparato a fare valigie "furbe", giuste per me: non parto senza un termometro, il mio piccolo asinello di peluche formato tasca, un libro che mi rilassi in albergo mentre il mio compagno fa la doccia. Mezzucci che sono più un "so che ci sono" che altro, ma che mi aiutano moltissimo.
E la letteratura... che meraviglioso modo di viaggiare! Sembra una banalità dire che con i libri si viaggia stando fermi, ma vi assicuro che per chi fa fatica a spostarsi per l'ansia, non è affatto una cosa banale. Si dice che la lettura sia una medicina per l'anima. Vero, ma assicuro che è anche un efficacissimo psicofarmaco, che crea dipendenza dalla conoscenza. Io da questa droga dipendo ampiamente, e so che davanti a un buon libro, benzodiazepina scansate! Su questa cosa dell'ansia scherzo molto, prendendomi molto in giro e spero che chi ha il mio stesso problema non se ne senta offeso. È il mio modo di affrontare le cose, tutte le cose. E visto che l'ansia è mia, l'autoironia è la mia arma migliore contro di lei. 
Ma dopo questo coming out psicosomatico, veniamo al punto librario che è quello che ci interessa, che delle mie paturnie c'è già chi, con fatica e amore, se ne occupa quotidianamente (tra cui i miei gattocci, che sono un'altra medicina olistica anti-pippe).

Leggere è un modo per viaggiare, certo, ma è anche un modo per approfondire i lati di una città attraverso storie semplici, che parlano delle persone. Quando vado in un posto nuovo mi piace perdermici, senza stare troppo a pensare alle cose che "devono" essere viste. A parte quelle proprio imprescindibili, preferisco che sia la città a scoprirsi piano piano. Non vado a cercare (quasi) niente. E dopo mi piace leggere storie lì ambientate che parlano di luoghi e personaggi e le guide. Mi diverte incontrare in un romanzo un luogo in cui sono stata, ma non sono una di quelle che va apposta in un luogo perché ne ha letto su un libro. Poi, spesso, leggendo le guide a posteriori, mi dico: “Cavolo, ma non sono andata a...”, “Cavolo, ma non ho visto...”, “Porca miseria, se lo sapevo prima...”. Ma va bene così, fa parte del gioco. Anche perché più penso in anticipo alla partenza, più mi sale l'ansia, per cui preferisco perdermi cose imperdibili, che perdermi tutto in una nebbia ansiogena impenetrabile. In più mi lascia sempre la voglia di tornare in un luogo, che è una cosa che amo. Il pensiero di avere un posto di cui devo ancora carpire dei segreti. Capisco che in tempi in cui si mettono le puntine colorate sulle cose viste sia un po' arzigogolato, ma io sono arzigogolata (e odio le puntine) per cui mi prendo la libertà di essere me stessa, se no non mi sarei aperta un blog e avrei continuato a scrivere per altri. Ma questa è un'altra storia. 

Mi piace anche moltissimo comprare nella città in cui sono libri che ne parlano, andando in librerie storiche, o comunque piccole e indipendenti. O comprare libri che amo nella lingua del paese in cui sono. Ho preso Harry Potter e la pietra filosofale in spagnolo, usato, in una piccola libreria nel quartiere della Macarena di Siviglia di cui non ricordo il nome, per esempio. O Madame Bovary in francese a Le Pont Traversé, una libreria di Parigi, vicino ai giardini del Lussemburgo, che una volta era una macelleria e che con mio enorme dolore ha chiuso nel 2019.
A New York ho scovato in una piccola libreria vicino al Rockefeller Center una raccolta di poesie di autori vari (tra cui Allen Ginsberg Dorothy Parker) sulla Grande Mela, che si chiama Poems of New York.
Ho passato un intero pomeriggio a Napoli girando per Port'Alba alla febbrile ricerca di Scende giù per Toledo, di Patroni Griffi, che scopro essere difficilissimo da reperire, fino a che non l'ho trovato, usato, in una piccola libreria gestita da un libraio che ha l'aria di saperle a memoria le opere di Patroni Griffi. Tutte.
Un'altra cosa che adoro fare è cercare guide particolari, per girare le città che amo in modo diverso dal solito e fuori dai percorsi turistici. 
A Napoli, per esempio ho trovato una guida bellissima, che parte dalla Storia per arrivare ai monumenti e divisa per epoche. Sono più di 400 pagine, pesa un chilo, ma ne vale la pena. L'ho trovata nel bar di piazza Bellini dove andavamo a bere il tè nel tardo pomeriggio: un bar letterario bellissimo, che è anche sede di una casa editrice, le edizioni Intra Moenia. L'ho letta in modo compulsivo e l'ho sottolineata tutta, dopo. Non vedo l'ora di tornarci a Napoli, questa volta per andare a vedere cose specifiche prima di perdermi tra gli odori della Pignasecca. 
E poi c'è Venezia, su cui ho libri di tutti i generi e in cui adoro perdermi alla ricerca di posticini letterari nuovi. Ma la mia libreria preferita resta la Libreria dell'Acqua Alta, sestiere Castello, dove compro tutti gli anni il calendario con i gatti veneziani. Quest'anno, ahimè, non si è potuto, ma confido nel 2022. 
Intanto mi godo i libri su Venezia che ho, guide, racconti, romanzi: Venezia è un pesce, un vecchio libro di Tiziano Scarpa che la Feltrinelli ha da poco rieditato, con chicche nuovissime: una piccola e insolita guida, che però è anche un classico, scritto da un autore straordinario che ci guida per la Serenissima con uno sguardo profondo e scanzonato allo stesso tempo. E poi Cats in Venice, di Marianna Zampieri, una guida felina alla scoperta dei gatti più "famosi" di negozi, ristoranti, quartieri interi. L'ha regalato a me al mio compagno una coppia di carissimi amici con cui vorremmo organizzare una gita veneziana alla ricerca di ogni gatto di questo libro. Su Venezia poi ci sono i romanzi: a parte il grande classico, che devo dire è stato un po' una sofferenza, La morte a Venezia di Thomas Mann, ho letto da poco Il libraio di Venezia di Giovanni Montanaro, che ho trovato delizioso. E poi ci sono due film (che sono tratti da romanzi che non ho ancora letto), che amo moltissimo: Pane e tulipani (che tra l'altro è disponibile su RaiPlay) e Dieci inverni; li so a memoria entrambi e mi mettono addosso una grande serenità. Vivere a Venezia è il mio sogno... per ora non posso, ma almeno la visito quando voglio attraverso la lettura. 
Ho parlato di queste due città perché sono quelle in cui io e il mio compagno vogliamo tornare appena si potrà, come prime mete. 
Un altro posto del cuore che mi manca molto sono le Dolomiti. Ricordo che emozione visitare Erto e la diga del Vajont: luoghi che ho imparato ad amare prima ancora di andarci attraverso i romanzi e i racconti di Mauro Corona, tutti, da Storia di neve a Le voci del bosco a Nel muro a I fantasmi di pietra.
Ma poi ci sono Parigi (i libri di Barreau, Una sirena a Parigi di Malzieu; Nôtre Dame de Paris, di Hugo, tra gli altri, tantissimi), Berlino (Noi i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F, Il dono di Nabokov, La spia che venne dal freddo di Le Carré), Granada e Cordoba (i romanzi di Hemingway tipo Fiesta, anche se non è proprio Andalusia), la campagna francese (Cambiare l'acqua ai fiori della Perrin, Ninfee nere di Bussi), New York (Questo bacio vada al mondo intero di McCann, tutti i libri di Bourdain), Vienna (Doppio sogno di Schnitzler), la Norvegia (i gialli di Nesbø, i testi teatrali di Ibsen)... quanti libri, quanti viaggi! E poi tutti i luoghi che non ho visitato... a volte leggendo è un po' come conoscerli e addio ansia...

Post popolari in questo blog

L'ottava vita (per Brilka), di Nino Haratischwili

 Mi ero ripromessa di lasciar passare un po' di tempo prima di leggere altre saghe familiari, avendo ampiamente dato nel 2021 ( il ciclo dei Leoni di Sicilia , Prima di noi , la saga dei Clifton , La casa sull'argine , Gente del Sud ...); ma poi, in biblioteca, mi sono ritrovata tra le mani questo tomo notevole di più di mille pagine, e mi sono incuriosita. In più, Nino Haratischwili nasce drammaturga e regista e la mia "deformazione teatrale" ha preso il sopravvento. Ringrazio la mia capacità innata di non tenere fede ai miei propositi! Altrimenti non avrei letto quello che penso sia un capolavoro, un libro che va oltre la famiglia, oltre la Storia, oltre il tempo e lo spazio, compenetrandoli con la scrittura. Stasia (che parla con i fantasmi), Christine , Kitty , Elene , Daria , Niza (la narratrice) e Brilka (la destinataria di questa storia e dell'ottava vita); ma anche Mariam, Sopio, Ida, Alla, Lana, Nara, Fred, Amy... sono le donne le protagoniste di ques

Tre, di Valérie Perrin

  Puro intrattenimento, ottimo. Dopo Il quaderno dell'amore perduto (bruttissimo il titolo italiano; suonava così bene in francese: Les Oubliés du dimanche  [I dimenticati della domenica])  e Cambiare l'acqua ai fiori , la Perrin torna a parlare di passato e di come il passato sia inevitabile vettore delle nostre vite, nel bene e nel male; come non possa cancellarsi; come possa essere rifugio e pietra al collo, consolazione e condanna. Banale? Un po', indubbiamente. Ripetitivo? Anche, forse. Ma devo dire che non mi stanca mai. È una di quelle autrici che non consiglio di leggere in modo "seriale"; penso che tra un libro e l'altro sia meglio inserire altre letture per non rischiare di cadere un po' nella reiterazione del meccanismo. Ma se si vuole "staccare il cervello" con letture di evasione, avvincenti e scritte bene, allora la Perrin per me è perfetta.  Con Tre ci porta a La Comelle , un paesino della Borgogna, uno di quelli da cui i ragazzi

La variante di Lüneburg, di Paolo Maurensig

  Ho trovato per caso, tra altri libri, sistemando una casa per affittarla, La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig . Incuriosita, non conoscendo l’autore né il titolo mi sono informata, scoprendo che è considerato un capolavoro nel suo genere. Beh, lo confermo. L’ho letto in un giorno, senza riuscire a staccarmene. Non amo etichettare i libri per genere, ma se dovessi farlo per questo, onestamente non saprei dove collocarlo. Inizia come un giallo, con la morte di un uomo d’affari e scacchista, Dieter Frisch , che viene catalogata come suicidio. Ma sul cui corpo viene ritrovata una scacchiera di stoffa, cosa che fa pensare invece più a un’esecuzione. Con un flashback del giorno prima della morte, ritroviamo Frisch in treno impegnato in una partita a scacchi con un collega. A un certo punto nello scompartimento entra un uomo, Hans Mayer , che comincia a raccontare una storia sul suo maestro-mentore-padre adottivo, Tabori , ex detenuto del lager di Berger Belsen che si scoprirà avere